Ma quindi ormai su questo blog ci sono solo i rapporti letture? Boh che ti devo dire, è l'unico tipo di "contenuto" che mi pare trovi la sua dimensione ideale qui. Ora, sicuramente di qui ai prossimi mesi lo userò anche per altre cose, come i commenti ai nuovi episodi di Futurama, ma per ora il grosso del discorso è su altri canali, quindi seguitemi lì (cioè scegliete tra questi).
Il primo "letto" in questo periodo è Lifelike (che mi rifiuterò di scrivere coi numeri come se fossimo nel 1994) di Jay Kristoff. Metto le virgolette perché non ho finito di leggerlo, sono arrivato pressoché a 1/3 e poi non ho avuto la forza di continuare e l'ho abbandonato. Volevo provarlo perché Kristoff è considerato oggi un autore "di riferimento" della fantascienza per ragazzi e quindi mi volevo fare un po' di cultura visto che sto per approdare in questo stesso settore. Ma questo libro è davvero illeggibile. La storia è una matriosca di cliché: cliché l'ambientazione, cliché la lore, cliché le situazioni, cliché i personaggi, cliché i dialoghi, cliché le parole. Non c'è una sola battuta, frase, scena o sequenza che non sembri ripetere qualcosa di già visto, ma non in senso citazionistico, semplicemente come amalgama della prima cosa che ti viene in mente. Questo avrei in parte potuto tollerarlo, in considerazione che forse è rivolto a un pubblico di 10-12 anni, se non fosse che la scrittura stessa è terribile, piena di ripetizioni, frasi fatte, giornalistismi, infodump, neologismi implausibili, slang finto-giovanile da vecchio che vuole parlare come i ragazzi alla "how do you do fellow kids". E non parliamo di come è gestita la parte romance, con una goffaggine imbarazzante nel gestire la tensione erotica. Il tutto mi è risultato dopo poco inaffrontabile, e quindi ho mollato. Non assegno un voto perché non ho completato il libro, ma qui se fossimo a scuola sarebbe una cosa da non essere nemmeno ammessi all'esame.E purtroppo la situazione non migliora, perché a seguire ho voluto leggere uno "scrittore emergente" di fantascienza distopica. Allora, qui serve fare un po' di premesse per capire come sono arrivato a leggere le opere di Salvatore Pannone. Siccome già da un po' mi sono guadagnato lo status di bullo gatekeeper saccente dell'editoria e della scrittura su tiktok italia, capita che mi vengano segnalato video in cui scrittori più o meno consapevoli parlano di questi argomenti. Tempo fa mi è stato segnalato uno di questi "scrittori emergenti" che sostenva di essere un editor e correttore di bozze impiegato da diverse case editrici e che ha anche pubblicato un manuale di scrittura. Incuriosito, sono andato a vedere ma... non lo trovavo. Dopo rapide indagini ho scoperto che lui mi aveva bloccato, nonostante non avessimo mai interagito prima. Ne ho dedotto che lui mi avesse bloccato proprio in funziona del mio ruolo di vigilante editoriale e proprio questo mi ha incuriosito, nella marea di improvvisati e gente che parla senza esperienza, uno che mi blocca a priori deve sapere a cosa sarebbe andato incontro. E infatti, ho trovato materiale davvero interessante nei suoi video. Ora, al contrario di quello che si dice, io normalmente non mi "accanisco" sulle persone, contesto semmai i loro argomenti ma non faccio mai più di due video risposta alla stessa persona. In questo caso particolare però ho fatto un'eccezione, perché l'autore in questione non è soltanto un selfpublisher che butta nel mercato schifezze come ce ne sono tanti altri, che per ingenuità o inesperienza non si rendon conto del livello del loro prodotto; lui invece si pone anche come professionista, uno che ti insegna a scrivere e che ti vende un manuale di scrittura fatto da lui. Quindi qui passiamo il confine dell'ingenuità e arriviamo in quello della cialtroneria vera e propria, perché da questa attività lui vuole guadagnarci e per farlo millanta competenze e collaborazioni. Come facico a sapere che millanta? Perché è evidente dal livello dei suoi testi, appunto, sia il manuale di scrittura sia il romanzo che, pur essendo stato scritto alcuni anni fa, continua a proporre anche come esempio di scrittura (perché può anche essere che tu scrivi un romanzo anni fa, poi studi e quello non rappresenta più la tua scrittura, ma a quel punto non continueresti a parlarne soprattutto in riferimento all'insegnamento della scrittura). E quindi adesso vi porto giù nel tunnel di Eterotopia. La premessa è un romanzo distopico ambientato nel 2500 e rotti, in questa nazione mimmaginaria che si chiama appunto Eterotopia e che è in sostanza un regime dittatoriale ultracapitalista, classita, razzista, omofobo e tutte le altre cose che lo rendono di fatto un Impero del Male. Il mondo è governato da un consiglio di diplomatici (sì, non sembra la parola giusta, ma non è l'unica occasione in cui le parole sono usate in modo improprio, come braccare usato nel senso di agguantare) e diviso in "consorterie" che inizialmente pensavo fossero solo classi sociali ma poi si capisce che sono proprio zone fisicamente separate e distanti tra loro. Al vertice ci sono appunto i politici, poi gli industriali, gli scienziati e così via, fino ai pro-cap che sono sostanzialmente il basso proleteriato, la cui unica occupazione è quella di correre. Letteralmente: corrono su dei nastri per produrre energia che viene usata poi per alimentare i robot nelle fabbriche. Il mondo di eterotopia (il cui nome peraltro non è mai spiegato, presumo sia in contrapposizione alla "paritatopia" che era stata instaurata in precedenza, per cui siccome prima erano "paritari" dopo sono "differenziati" quindi etero) nonostante sia nel 2500 è sostanzialmente il nostro, con lo stesso assetto istituzionale, economico, politico, sociale, culturale e tecnologico (anzi, per certi versi è anche più arretrato, perché parlano con entusiasmo di un'invenzione che riproduce a distanza le immagini scannerizzate... cioè un fax). Anzi molti dei personaggi pubblici/politici sono praticamente quelli attuali trasposti spesso in maniera più che evidente: sotto nomi diversi abbiamo Berlusconi, Salvini, Meloni, Grillo, Di Maio, o personaggi televisivi come Barbara D'Urso e Alfonso Signorini. Questo dovrebbe essere chiaramente un tentativo di satira, ma è fatto in modo così superficiale e con battute così infantili che scade nell'imbarazzante, come le barzellette del nonno sui negri. Il plot segue Chris, un ventenne di terza consorteria (cioè quella degli industriali) che vive la sua vita privilegiata ma a un certo punto gli prende il marxismo e inizia a interessarsi alla condizioni dei pro-cap, per cui sfida il consiglio in vari modi, tra cui quello di aprire una sua fabbrica (di "ferro lavorato") in cui per migliorare la situazione dei pro-cap sfruttati nelle fabbriche... li fa lavorare nella fabbrica. Per oltre metà non succede praticamente niente se non scene a caso di gente che va in giro vede cose e assiste a spiegoni sui vari aspetti del mondo, poi Chris fa qualcosa che fa incazzare particolarmente il consiglio e quindi viene arrestato, processato e trasferito nel Grande Fratello, inteso come il reality show, che funziona esattamente come il nostro, con la casa, le telecamere, i collegamenti settimanali, il televoto, solo che qui viene usato per i condannati a morte e ogni eliminazione è un'eliminazione fisica. Quindi per la seconda metà del libro abbiamo lui e il suo amico che devono superare una serie di prove (che in un regime totalitario con i condannati a morte ti aspetti che siano battaglie all'ultimo sangue, invece no sono soltanto dei quiz con indovinelli del tipo "che città è questa"). Alla fine ovviamente la spunta lui, ma poi cosa succede dopo non si sa perché questo doveva essere il primo volume di una trilogia di cui però non è uscito nient'altro negli ultimi cinque anni, peccato. Ora, io vi avverto: l'ho raccontato molto meglio di com'è. Detto così, può sembrare che abbia degli spunti interessanti, ma non è così. Forse il Grande Fratello assassino, per quanto non originale, poteva comunque avere qualche traccia di curiosità, per la contrapposizione grottesca, per cui se il libro fosse stato solo quello avrebbe avuto un barlume di senso, ma tutta la prima parte è estenuante. Inoltre ho tralasciato tutta una di subplot senza sbocco, personaggi inutili, scene in cui non succede niente, tecnologie inventate per una sola occasione. E naturalmente c'è il discorso della scrittura, che è di un livello abissale, del tutto irredimibile, perché non è un scrittura superficiale è proprio inconsapevole, è la scrittura di un bambino di undici anni a cui viene detto di inventarsi una storia e quindi mette insieme cose che conosce cambiandogli i nomi. Non sto nemmeno a elencare i problemi specifici perché proprio non c'è un singolo aspetto, davvero ogni cosa è da sistemare. Ora, c'è da dire che la lettura può essere per certi versi divertente (e per me lo è stato perché l'ho letto insieme a un'altra persona) perché sconfina spesso nel so bad it's good, ha una sua comicità involontaria che però va filtrata dal livello medio di piattume, quindi comunque non vale la pena considerata anche la lunghezza totale. Se volete qualche esempio specifico, potete andare su tiktok dove nelle ultime settimane ho caricato una serie di video (quelli col titolo "come scrivono quelli che si spacciano per editor") dove trovate estratti del testo particolarmente gustosi. Ma non vi consiglio di provare a leggerlo, anche se so di avervi messo curiosità. Nel complesso rimane una cosa assolutamente inqualificabile, e credo che la definizione di "scritto da un undicenne" sia la cosa più appropriata, perché il livello della complessità, della satira, ma anche delle battute è quello. Spesso ci sono commenti o insulti (non dei personaggi, ma del narratore che occasionalmente si rivolge direttamente al lettore) del tipo "ritardato/palla di lardo/effemminato/minorato" e l'autore li considera divertenti, quindi capite di che si parla. Anche qui se fossimo a scuola questo non può nemmeno aspirare ad avere un voto, è un non classificato totale e rimandato. Ma non all'anno dopo, rimandato in prima media.
Fortunatamente abbiamo alzato un po' il livello, perché mi sono letto il sequel di Dracula scritto da Chiara Valerio. Il protagonista di Così per sempre è proprio Dracula, che però oggi vive a Roma e si fa chiamare Giacomo Koch. Contrapposta a lui troviamo Mina, che a sua volta è una vampira (trasformata durante gli eventi del primo libro, all'insaputa degli altri personaggi) ed era innamorata di lui. Dracula e Mina hanno trascorso alcuni decenni felici, ma presto il loro amore si è trasformato in risentimento (soprattutto dopo la morte del figlio di lei durante la guerra) e si sono separati. Giacomo ha cercato di ritrovare un equilibrio mentre lei invece sembra non riuscire a perdonare e quindi tornano a scontrarsi, usando come pedine e vittime le persone che hanno intorno (alcuni vampiri, altri semplici umani). Quando poi Mina come vendetta suprema inizia a trasformare le persone nel suo nuovo salone di bellezza, Dracula non può evitare di intervenire. Il libro è scritto con cura e profondità, si prende il tempo di ripercorrere gli eventi passati e le storie dei personaggi secondari (a volte con qualche divagazione di troppo), e in riesce a risultare molto coinvolgente e "umano", si percepisce davvero il dolore di questi immortali incapaci di trovare la loro posizione nel mondo. Il plot non è poi così intricato e a volte si ha la sensazione di essere in attesa di qualcosa che non arriva, che però come atmosfera tutto sommato è appropriata. Considerando che Dracula e i vampiri sono figure archetipiche ormai ampiamente sfruttate dai tutti i media, era difficile farne una nuova interpretazione che risultasse a suo modo originale e interssante, e Valerio ci è riuscita, offrendo anche interessanti collegamenti filosofici, psicologici, fisici e matematici. Qualche perplessità mi rimane ancora (alla fine non ho capito del tutto il ruolo dei funghi, e la cosa mi interessava molto) e ho qulache riserva sulla scrittura (non perdonerò mai che non abbia usato i segni di dialogo), ma nel complesso è una storia toccante senza essere stucchevole, capace di indurre molte riflessioni profonde. Voto: 8.50/10
Sempre a scopo di ricerca, visto che il mio prossimo libro si muoverà in quell'ambito, ho voluto recuperare dopo tanti anni Vox, il distopico di Christina Dalcher in cui le donne possono dire solo cento parole al giorno. Ricordavo che era stato un discreto fenomeno all'epoca quindi volevo verificare personalmente. E dio mio, che roba. Non in senso buono. Se lo spunto di base può anche essere interessante, lo svolgimento è assolutamente indaguato. La protagonsita non ha nessuna qualità apprezzabile, tutto le si risolve davanti agli occhi, non deve compiere nessuno sforzo per attuare il suo piano (che poi consiste sostanzialmente nella fuga) e tutte le scene si svolgono o in casa sua o in laboratorio. Inoltre il messaggio femminista è annacquato dalla rappresentazione manichea per cui tutte le donne sono vittime coraggiose e capaci, mentre tutti gli uomini sono stronzi o inetti. Tranne il love interest ovviamente, che invece è bello intelligente virile coraggioso e italiano. Italianissimo, perché canta O sole mio e fa il caffè con la moka. Già, per un libro che vorrebbe affrontare le discriminaizoni di genere, ci sono un sacco di stereotipi italoamericani. Il finale è totalmente anticlimatico e qualcuno dovrà spiegarmi a che serviva la scena con lo scimpanzè. Non è una lettura brutta, ma risulta davvero superficiale e poco convincento rispetto alle potenzialità della preemssa. Voto: 5/10
Dopo una serie di letture abbastanza lunghe sono tornato al comfort reading dei racconti, e ho scelto la raccola Mi ricorderò di te di Mary South pubblicato l'anno scorso da Pidgin. Non sapevo cosa aspettarmi, sono andato un po' a fiducia per le altre cose lette di questo editore, e sono stato piacevolmente sorpreso. I racconti sono una collezione ben equilibrata di storie weird, fantascientifiche, surreali e slipstream, con una vena ironica che a volte scivola nel grottesco. Tra i racconti che mi sono rimasti più impressi c'è la FAQ post craniotomia, con le domande che iniziano in modo normale ma poi si fanno più personali, e la stalker che segue l'uomo che l'ha violentata fino a rendersi conto che si tratta di una persona per bene che vorrebbe conoscere meglio e di cui invidia la fidanzata. Tutti comunque sono di buon livello e volendo cercare un filo conduttore sarebbe sicuramente un senso di perdita per qualcosa: un lutto, un amore perduto, la nostalgia di un tempo passato. Se dovessi descrivere queste storie nel complesso, dire che sono una sorta di Palahniuk con più cuore. Veramente rinfrescante. Voto: 8/10
Altro libro di scrittrice emergente di fantascienza (Maria Lucia Caparelli che ho voluto provare perché sto facendo qualche tentativo di scoprire "nuove voci" in questo genere) con una distopia potapocalittica. Wambleeska è ambientato nel nostro mondo nel 2300 circa dopo una catastrofe che ha decimato la popolazione e ridotto le zone abitabili. In questo mondo il protagonista Wambleeska (d'ora in poi: Wamb) si risvegla dall'ibernazione perché i cloni ribelli hanno bisogno di lui. Lui stesso infatti è un clone, anzi è il "clone perfetto" l'unico compatibile con il suo umano e proprio per questo era stato messo sotto chiave dal leader assoluto di questo mondo in cui i cloni sono schiavizzati. Wamb si trova quindi a guidare la rivolta da una base nascosta in una montagna, e compie con la sua squadra alcuni attacchi verso obiettivi che dovrebbero mettere in difficoltà il regime e aiutare i cloni a trovare la libertà. Peccato che non uno solo di questi atti dimostrativi abbia effetti di sorta, e che alla fine del romanzo (primo di una serie, anche qui...) ci si trova praticamente alla stessa situaizione dell'inizio. Purtroppo questo libro soffre di gravi problemi da tutti i punti di vista, prima di tutti la fragilità del worldbuilding e dell'ambientazione, che sono piuttosto incoerenti con la storia del mondo, considerato che dovrebbe essere il nostro trecento anni più avanti. C'è parecchia confusione anche sulla tecnologia e su alcune nozioni scientifiche di base, per cui si parla di cloni come se fossero creature differenti dagli umani, oppure ci sono aerei che possono frenare in caduta libera, veicoli che traggono energia dal calore del corpo degli occupanti, nuove specie animali/vegetali evolute in pochi anni e tante altre piccole inconsistenze che danno poca credibilità a tutto il contesto. All'interno di questo, la storia è a sua volta poco avvincnete perché si basa su una serie di scene d'azione (anche queste poco credibili) con plot twist improvvisi e inefficaci, portati avanti da un protagonista scostante e incompetente, che per qualche ragione non dimostrata tutti considerano un leader. A questo si aggiunge la romance improvvisa e goffa, con accenni di tossicità, di Wamb con una delle sue compagne ribelli (letteralmente la prima donna che incontra e che subito desidera). Se poi ci aggiungiamo il cattivo cattivissimo perché sì (che in realtà è il padre del protagonista!!!) con una manica di soldati capaci di mirare come stormtrooper, e la sequenza innumerabile di desu ex machina, si ottiene una storia con zero originalità e tensione, dove tutto è prevedibile o quando è sorprendente lo è solo perché le cose accadono senza motivo. A questo si aggiunge una scrittura amatoriale, piena di ripetizioni, frasi fatte, infodump (che sono allo stesso tempo non necessari, non credibili e non coerenti col punto di vista) e dialoghi innaturali. La prova risulta quindi gravemente insufficiente, e probabilmente difficile da recuperare anche negli eventuali seguiti. Voto: 3/10