Nell'ultimo rapporto letture parlavo di La ragazza che sapeva troppo, romanzo a tema zombie uscito un paio di anni di fa da cui è stato recentemente tratto un film prodotto da Netflix. Pochi giorni dopo aver finito il libro ho avuto modo di vedere anche il film The Girl With All the Gifts e mi pareva interessante confrontare le due versioni della stessa storia.
La trama è sostanzialmente la stessa (segue qualche moderato spoiler). La storia inizia alcuni anni dopo un'apocalisse zombie, all'interno di un centro di ricerca militarizzato in cui diversi bambini sono oggetto di esperimenti. Gli zombie di questa storia non sono "non-morti" nel senso classico, sono umani parassitati da un fungo, spunto ricavato dal famoso fungo che prende il controllo delle formiche e ne modifica il comportamento. Il contagio avviene tramite i liquidi corporei, e rende le vittime totalmente insensibili agli stimoli, motivate soltanto dall'idea di diffondere l'infezione. I bambini del centro, tra cui la protagonista Melanie, sono però particolari: pur essendo contaminati dal fungo, mantengono capacità cerebrali normali, anzi sembrano avere un'intelligenza superiore alla media. Per questo vengono sottoposti a diversi tipi di test ed esperimenti (medici, psicologici, fisici) al fine di trovare una cura o un modo per arrestare la diffusione del parassita. Poco dopo l'inizio della storia, a seguito di un attacco Melanie e un piccolo gruppo di persone del laboratorio (un medico, un'insegnante e due soldati) sono costretti a fuggire, e devono cercare la strada verso la vicina cittadina di Bacon dove esiste un altro centro simile, attraversando le città ormai occupate solo da infetti.
La parte più interessante sia del libro che del film è sicuramente l'approccio originale al tema zombie, che sono spiegati e contestualizzati in una teoria scientifica quanto meno plausibile. [Certo, quando mi sono trovato a leggere di uomini-funghi ho avuto una strana sensazione di dejà vu, ma credo che i produttori di Netflix non abbiano mai letto Spore, quindi posso comprendere l'originalità percepita dal resto del mondo.] Il modo in cui i bambini del laboratorio subiscono con docilità e gratitudine il trattamento inumano è l'elemento che crea il forte impatto iniziale, in particolare nel film in cui le immagini rendono ancora più cruda la situazione. Per quanto ne sa la medicina, quei bambini non corrispondo più alla definzione di esseri umani, sono cose e sono pericolosi, basta il minimo odore di sudore per far scatenare la loro reazione automatica da zombie che spegne ogni scintilla di coscienza esibita fino a pochi secondi prima. Eppure i bambini, e Melanie in particolare, sembrano non avere altro desiderio che seguire e compiacere i loro insegnanti, al punto che per alcuni, come la signorina Justineau, risulta difficile percepirli come minaccia. Nel libro viene dedicato molto più tempo alla parte iniziale in cui si mostra la vita all'interno del laboratorio/prigione/scuola, con la narrazione focalizzata principalmente sul punto di vista di Melanie che accresce lo straniamento. È in questa fase che si acquisiscono anche le nozioni sull'infezione che ha messo fine alla civiltà umana, anche se i bambini non si rendono conto di essere loro stessi contagiati dal fungo.
Dopo la fuga il punto di vista passa più spesso agli altri personaggi del gruppo: la dottoressa Caldwell, direttrice delle ricerche, che fa da base di appoggio per la componente scientifica della storia; la signorina Justineau, l'insegnante che ha preso più a cuore il benessere dei bambini e cerca in tutti i modi di proteggere Melanie; il sergente Parks, intenzionato a mantenere l'ordine e la disciplina in una situazione di cui si sente responsabile; il soldato Gallagher, cresciuto nel mondo post-apocalittico e che non conosce altra realtà oltre a quella dell'infezione fungina. Questo alternarsi dei POV permette di avere una panoramica più ampia delle motivazioni e idee, anche tra loro contrastanti ma sempre abbstanza coerenti. Melanie stessa arriva poco per volta a comprendere la sua natura e accettarla, si rende conto della sua pericolosità per gli altri ed è disposta a rispettare le loro richieste per tenerli al sicuro. Capita in alcuni casi che i personaggi si tengano nascoste alcune cose a vicenda, ma nel libro le loro ragioni per mantenere i segreti sono perfettamente valide e comprensibili.
Nell'adattamento del film molte di queste sfaccettature sono andate perse. È naturale che in 90 minuti di pellicola non ci sia il tempo per approfondire la personalità di cinque personaggi diversi, ma alcuni ne risultano ingiustamente squalificati agli occhi dello spettatore. La dottoressa Caldwell ad esempio non appare niente di più che la scienziata senza cuore che pensa solo ai suoi esperimenti, mentre nel romanzo si apprendono (e in buona parte si arriva a condivedere) le sue ragioni. Anche Gallagher, forse il personaggio più tragico del romanzo, nel film risulta poco più di un soldatino goffo e un po' tonto. Ci sono anche aspetti che il film ha saltato del tutto, come i junker, parte della popolazione umana non infettata che vive al di fuori delle città ed è responsabile dell'attacco iniziale alla base, ma in questo caso il film non risente della semplificazione. In altri casi invece la necessaria semplificazione cinematorafica genera qualche incoerenza, come il contagio istantaneo che si vede durante l'attacco: per come l'infezione procede, è evidente che non può essere così veloce (il fungo deve arrivare nel cervello e far crescere qui i suoi miceli), infatti nel libro è molto più lenta.
Ci sono però elementi che nel film sono trattati in modo superficiale, incompleto, e ho avuto la sensazione che siano stati inseriti dando per scontata la lettura del libro. Ad esempio, la scena iniziale in cui a Melanie vengono date da mangiare delle larve non viene spiegata con la cura e la coerenza che invece è presente nel libro, e potrebbe indurre confusione a qualche spettatore. Anche la spiegazione delle capacità dei bambini "speciali" come Melanie, che costituisce praticamente il nodo finale di tutto il romanzo, nel film viene fornita senza nessuna enfasi particolare, come se a quel punto dovesse ormai essere già chiaro. Questo porta a perdere una parte importante della trama proprio nelle fasi finali, anche se il film guadagna di nuovo con una scena conclusiva per molti versi più forte di come si chiude il libro. In molti casi comunque mi sono trovato a pensare che se non avessi letto il romanzo probabilmente non avrei capito del tutto, o forse avrei frainteso, quello che stavo vedendo.
In definitiva, libro e film di La ragazza che sapeva troppo sono pressappoco allo stesso livello più che buono, però la produzione del film ha sorvolato su alcuni aspetti piuttosto rilevanti che servono a dare una maggiore consistenza alla storia, separandola dai tanti zombie movie che si vedono negli ultimi anni.