Dal libro al film: Soffocare

Esco leggermente dagli argomenti che di solito tratto su queste pagine, parlando per una volta di un libro (e relativo film) che non si può definire "di genere". Beh, per la verità, come tutti i romanzi di Chuck Palahniuk, è anche difficile collocarlo in un genere specifico, visto che la varietà di elementi e temi inclusi è difficile da incasellare.

Soffocare è uno dei primi libri di Palahniuk, uscito sulla scia del successo dell'adattamento cinematografico di Fight Club. È la storia di uno studente di medicina di origini italiane, Victor Mancini, con una madre gravemente malata e una patologica dipendenza dal sesso. Victor lavora come figurante in una ricostruzione di un villaggio del 1700, e per arrotondare si fa andare di traverso il cibo a ristorante fingendo (ma neanche tanto) di soffocare finché qualcuno arriva a salvarlo, e si sente di conseguenza legato a lui al punto da mandargli soldi per aiutarlo. Victor viene poi convinto da una delle dottoresse della clinica in cui è ricoverata sua madre di essere stato concepito tramite inseminazione artificiale a partire dai geni di una reliquia di Gesù, e di essere quindi un discendente diretto del figlio di dio. Tutto questo mentre lui cerca di superare la sua sessodipendenza (anche se la terapia di gruppo non sembra aiutarlo) e il suo amico inizia senza una ragione apparente a raccogliere e impilare pietre. Come in tutte le storie di Palahniuk i personaggi sono bizzarri, le stiuazioni al limite del surreale, ma partendo da queste premesse la narrazione è solida e coerente. Personalmente ritengo Soffocare (titolo originale Choke, urrà per una traduzione fedele!) tra i migliori lavori dell'autore, ma forse la mia opinione non fa testo in quanto sono piuttosto in controtendenza nei miei giudizi delle sue opere, visto che considero tra le migliori Diary e Rabbia/Rant, mentre sono rimasto piuttosto indifferente a Invisible Monsters che invece sembra aver avuto parecchio successo (infatti si è parlato a più riprese di un possibile film).

Evidentemente anche qualcun altro ha trovato interessante questo lavoro, perché Soffocare nel 2008 è uscito al cinema (con lo stesso titolo). Pur derivando da una produzione non proprio lineare (l'uscita è stata posticipata di due anni rispetto al previsto), il film riesce a cogliere in modo efficace lo spirito dell'opera da cui deriva. Mentre infatti il Fight Club di David Fincher insisteva su toni cupi, l'atmosfera di questo film è più leggera, e pur trattando di tematiche abbastanza forti, l'aspetto drammatico viene solitamente celato da un velo di humor, senza però perdere valore. Buona parte di questo successo si deve probabilmente alle valide interpretazioni, tra cui ovviamente spicca il ruolo di protagonista per Sam Rockwell (attore per il quale ho espresso il mio apprezzamento in altre occasioni), ma anche Anjelica Huston che interpreta sua madre (sia nel presente che nei flashback) e tutto il resto del cast che fa il suo dovere. Victor appare così come un ragazzo volenteroso ma confuso, deciso a fare del bene ma timoroso di non esserne capace. La sua sessodipendenza viene mostrata infine come una valvola di sfogo, l'unico modo per creare legami che non riesce a mantenere, soprattutto in conseguenza del rapporto "occasionale" con cui sua madre lo ha cresciuto.

L'aderenza al libro non è perfetta, tuttavia tutti gli elementi fondamentali sono presenti, e laddove si possono scorgere delle variazioni non si rimane affatto delusi. Alcune parti (tra cui lo stesso "soffocare") ricevono anzi una chiave di lettura ulteriore, un significato più profondo di quello che nell'opera originale gli veniva attribuito. Mi viene quasi da dire che per certi versi il film sia "migliore" del libro (sempre nei limiti entro cui si può paragonare un film a un libro), nel senso che riesce a raccontare in modo più efficace una storia coerente, partendo da un quadro scomposto e rimettendo gradualmente a posto tutti i pezzi. Forse non ci sono scene particolarmente intense, né citazioni memorabili, ma il tutto è proposto in modo equilibrato e accessibile, perdendo forse qualcosa della frammentarietà tipica delle opere dell'autore ma guadagnandone in fruibilità da parte di chi non ha letto il libro (o comunque non ha familiarità con Palahniuk).

Un film forse sottovalutato, ma con tutte le caratteristiche per non passare in secondo piano rispetto a produzioni più reclamizzate.

4 commenti:

  1. Eppure a me non è piaciuto. Gli attori sono perfetti ma la vicenda in sé perde parecchio lo stile rovente del romanzo.
    Rabbia è seconde me l'opera che descrive meglio di tutte la mente malata di Palahniuk. Un capolavoro. Invisible monster è un bel romanzo, molto popolare e cinematograficamente attraente ma poco ruvido, come sta nello stile dello scrittore.

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    1. sì è vero, è ammorbidito rispetto al libro, ma proprio per questo mi sembra che funzioni quasi autonomamente rispetto ad esso.

      anch'io considero "Rabbia" tra i migliori... forse perché sotto sotto è fantascienza? poco dopo l'uscita aveva annunciato di espanderlo in una trilogia, ma a quanto pare il progetto più è morto...

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    2. Si, si. Fantascienza e della miglior specie, proprio perché scritta da uno che normalmente non se ne occupa e quindi la omaggia in un modo eccelso!

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  2. Alla fine ho commentato su FB, devo dire che su Rabbia siamo tutti d'accordo però :D
    Anche secondo me è uno dei migliori del buon caro Chuck e, secondo me, l'ambientazione è decisamente cyberpunk..

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