Rapporto letture - Settembre/ottobre 2024

Fine estate impegnativa con diverse letture forzate per impegni e un paio di discorsi antipatici che mi tocca fare e porteranno ad argomenti più estesi, altrove da qui.

In realtà inizio con un recupero, perché mi ero dimenticato nel rapporto letture precedente che ad agosto avevo letto pure Solaris. O meglio, riletto, perché il capolavoro di Stanislaw Lem lo avevo già letto tanti anni fa, forse troppi, non abbastanza per essere in grado di capirlo davvero. Per questo ho pensato che fosse il caso di provare a rileggerlo (nella nuova traduzione pubblicata da Sellerio) per vedere come mi sembrava adesso che sono forse un po' più maturo del diciannovenne (o anche meno) che lo ha letto la prima volta. E vabbè, che vi devo dire. Mica avete bisogno che vi parli io di questo libro, no? Per me è tutto quello che la fantascienza dovrebbe essere, fare e dire. Lem si conferma una delle mie guide spirituali, l'obiettivo che non raggiungerò mai come scrittore. Sono anche in difficoltà a dare un voto perché, davvero, con che diritto assegno un numero a una cosa del genere.

Iniziato durante l'estate ma finito a inizio settembre, Tomorrow and Tomorrow and Tomorrow è una lettura su cui ero partito con una certa diffidenza. Avevo sentito parlare di questo "romanzo sui videogiochi" di Gabrielle Zevin, ambientato tra la fine degli anni 90 e il 2000, e temevo un'operazione notalgia per millennial malinconici. Invece si è rivelato meglio costruito di quello che pensavo, con la storia dei due amici game developer che lavorano assieme dai tempi della scuola fino all'età adulta, perdendosi e ritrovandosi, litigando e facendo pace, mentre il mondo attorno a loro cambia insieme alle loro vite. È un libro che rappresenta bene il rapporto tra due persone che collaborano da una vita, e tra i quali scorre anche un filo di romanticismo che però non trova mai soddisfazione. Mi è sembrato che nella parte finale andasse a forzare un po' la situazione, quando uno dei personaggi secondari fa una brutta fine, mi è sembrato un meccanismo artificioso per portare nuovo conflitto tra i protagonisti, ma in generale è trattato tutto molto bene, con un uso intelligente del narratore onniciente (probabilmente ne parlerò sul canale) e il giusto spazio al game design. E soprattutto, niente notalgia per i perduti anni 90. Voto: 8/10

Quelli che seguono sono i tre romanzi finalisti del Premio Mondofuturo, la prima edizione di un premio letterario per romanzi di fantascienza organizzato nell'ambito del Trieste Science+Fiction Festival di cui sono stato giurato. Li ho letti tutti nel corso di settembre perché appunto dovevo fornire la mia valutazione in tempo. Devo ammettere che non è andata benissimo, i tre finalisti (selezionati da una commisione interna) mi sono sembrati tutti poco adeguati, di certo non il meglio che si potesse trovare nella fantascienza italiana del 2023 (di questo ho parlato durante le riunioni con la giuria, ed è stato preso in considerazione, per cui non sto accoltellando nessuno alle spalle). Iniziamo dal primo, Prigionieri dell'effimero di Nino Martino, a mio avviso il peggiore in assoluto. Il romanzo è ambientato sul pianeta utopico di Sogno III (che però, in un'occasione diventa inspiegabilmente Mango III, wtf!?), occupato da una comunità che potremmo definire di hippy spaziali dediti ai giochi di ruolo (tanto che obbligano tutti gli stranieri in visita a partecipare a una sessione di roleplay perché così possono tracciare la loro personalità). Su questo pianeta perfetto è avvenuta la morte di una scienziata/poetessa, che si sospetta essere un omicidio ma di cui non si riesce a scoprire moventi e colpevoli. Dell'indagine sono incaricati due fratelli, agenti di una qualche forza d'ordine interplanetaria (e figli dei protagonisti di storie precedenti dell'autore) che sono l'esempio più efficace di bamboccioni privilegiati dal nepotismo. I due protagonisti infatti sono degli inetti totali, non hanno una singola qualità o expertise, non arrivano a una sola deduzione logica ma lasciano che sia la loro IA ginoide (che ha accesso a tutte le informazioni del mondo e capacità di calcolo infinite) a mettere insieme i pezzi, mentre il resto viene svolto in videochiamata dai genitori che se ne stanno nella loro villa a prendere il tè. L'unica cosa che sono in grado di fare i fratelli è punzecchiarsi a vicenda (a volte con uno strano innunendo erotico), chiedere alla IA di fare qualcosa al posto loro, osservare i corpi delle donne (umane o robotiche o olografiche non importa) che per qualche ragione hanno sempre queste vesti leggere che scoprono i seni, e guardare dalla finestra della loro astronave a fine capitolo in modo che si possa concludere con uno scorcio di uccelli che volano contro il tramonto. La parte investigativa è del tutto assente, priva di qualsiasi tensione perché ogni cosa viene risolta offscreen, piena di red herring che non portano da nessuna parte e risolta poi semplicemente con un interrogatorio che sarebbe potuto facilmente svolgersi al giorno 1. Le brillanti deduzioni proposte sono in realtà le informazioni di base che gli investigatori avrebbero dovuto avere sul caso, per esempio il fatto che la vittima fosse una poetessa di fama interplanetaria con un fandom di cultisti dovrebbe stare nei file dell'indagine, no? E invece no, quando lo scoprono pare una grande rivelazione. Ci sono sicuramente degli spunti fantascientifici che hanno un qualche valore ma non sono niente di diverso da quello che si leggeva nel 1945 e sono accrocchiati dentro una storia che non li supporta, quasi per ficcare temi "importanti" (l'arte, la vita, la morte) e dare così di riflesso profondità al libro. Una cosa che mi ha fatto particolarmente incazzare per la sua illogicità è che la tipa che è stata uccisa (una nigeriana nerissima con i denti bianchissimi, cosa che ci viene fatta notare a ogni occasione) era una biologa che seguiva la terraformazione del pianeta, ma al tempo stesso una poetessa "effimera" nel senso che le sue poesie diffuse in rete avevano un codice intrinseco che le faceva sparire dopo un giorno. Ecco, proprio perché lei usava questo codice di autodistruzione dei suoi post su tumblr, è capace di ricavare che nel codice genetico delle piante di Sogno III è presente un gene che porta all'autodistruzione nel giro di qualche generazione. Cioè capito, è come dire che siccome so come fare un header in html allora se leggo il DNA di un cammello so quali geni compongono la testa. E tutto ciò riguarda solo quella che è la costruzione della storia, ma la scrittura stessa è di un livello infimo. Ripetitiva, farraginosa ma al tempo stesso vuota, e i dialoghi in particolare sono spesso surreali, i personaggi hanno delle interazioni inconsequenziali, parlano tra loro come se metti Siri e Alexa a rispondersi a vicenda. Ci sono poi alcune espressioni lessicali curiose, come per esempio l'uso reiterato di "qualche cosa" in vece di "qualcosa", che forse era prassi nel ventennio, ma oggi, ecco, la lingua corrente è un po' aggiornata. Nota di demerito per il male gaze rivolto a questi corpi sinuosi e capezzoli sporgenti che emerge in ogni capitolo, e quella punta di paradigma colonialista con le razze non bianche ritenute "esotiche". Un romanzo veramente brutto sotto tutti i punti di vista, che non rende assolutamente giustizia al livello della fantascienza contamporanea. Voto: 4/10

Secondo libro della tornata era Il dio elettrico, del pressoché esordiente Federico Tamanini. Qui la storia inizia da una IA globale che prende il controllo e decreta che la sopravvivenza dell'umanità richiede dei sacrifici, impone quindi a ogni nazione di scegliere una possibile strada per evitare l'estinzione: vita sotterranea, svolta ambientalista, emigrazione su Marte ecc. La premessa, per quanto certo non originale, ha comunque un potenziale, perché conduce a un mondo diviso in zone in cui ognuna pratica una strada diversa sotto il giogo di quest'entità malevola, un po' come se AM di Harlan Ellison per qualche motivo avesse a cuore la continuazione dell'umanità ma non perdesse il suo odio per i creatori. Purtroppo a partire da qui la trama si fa dispersiva, con un tentativo di romanzo corale che però rimane solo fuori fuoco, dato che le vicende di buona parte dei personaggi non hanno nessun impatto sulla storia e si concludono senza una vera risoluzione. Inoltre il finale è un deus ex machina terribile, con l'IA onnipotente che viene battuta perché il suo programmatore aveva già previsto un codice per disattivarla alla bisogna e doveva solo trovare il modo di avvicinarsi, per cui tutte le azioni costruite fino a quel momento appaiono del tutto irrilevanti dato che la soluzione c'era già. Di buono c'è che alcune sequenze di azione sono condotte benino e alcuni personaggi hanno storie personali abbastanza interessanti, ma tutto ciò rimane annacquato nella mediocrità del resto. La scrittura anche qui ha difetti macroscopici, con sezioni di infodump (una in apertura al libro che descrive tutta la situazione, tanto che sembrava il riassunto della stagione precedente di una serie tv) e problemi anche a livello di sintassi, spesso nei dialoghi non si capisce chi parla i soggetti delle frasi balzano da una frase all'altra. Anche le mere convenzioni tipografiche sono ignorate, per esempio nella formattazione dei dialoghi. Una convenzione banale come quella di usare il corsivo per i pensieri inframezzati ai dialoghi qui è ribaltata, con i dialogue tag che decrivono le battute in corsivo, e i pensieri tra virgolette (wtf!?). Roba che basterbbe aver letto due libri negli ultimi trent'anni per aver notato come viene svolta di solito. Naturalmente su questi aspetti la responsabilità va imputata all'editore, perché se decidi di pubblicare un testo che magari ha delle imperfezioni tecniche, ti incarichi di metterlo a posto, e invece qui non è successo. Nel complesso non mi sento di squalificare troppo il libro, perché l'autore è alle prime armi e qualche spunto interessante è presente. Questo è uno dei casi in cui l'intervento di un buon editor avrebbe potuto tirare fuori da un'opera grezza e approssimativa un prodotto quanto meno discreto. Non posso assegnargli la sufficienza ma ho una moderata fiducia nelle possibilità di Tamanini, se avrà la pazienza di mettersi a studiare e lavorare meglio sui suoi testi. Voto: 5/10

L'ultimo finalista del premio è considerato uno dei maggiori esponenti della fantascienza italiana, e appartiene a quella cerchia di "autori urania" che spesso vengono presi a rappresentaione dell'intera scena fantascientifica. Di Piero Schiavo Campo credo di aver letto un paio di racconti (sulle antologie estive di questi anni) ma Il viaggio della Electra Persei è il primo romanzo. Anche questo si apre con un lungo infodump che è letteralmente il riassunto delle puntate precedenti perché fa riferimento a fatti e nozioni derivanti da Il sigillo del serpente piumato, con cui questo romanzo condivide l'ambientazione in una galassia che sfrutta il paradigma della simulazione, in cui esistono esseri e poteri sovrannaturali che corrispondono agli sviluppatori del nostro universo. In questo la storia si svolge come una space opera classica, con protagonsita un diplomatico che si ritrova coinvolto in traffici loschi e assiste alla distruzione della Terra. Per ripristinare il pianeta natale deve accettare la sfida di uno di questi esseri superuniversali, che sfortunatamente anche qui si conclude con l'intervento di un deus ex machina... indovina? Un'IA superintelligente, anche qui. Ci sono idee interessanti, come gli scacchi infiniti e il pianeta che riproduce l'inferno dantesco, ma anche questi sembrano rimanere al livello di curiosità, non sono mai troppo approfonditi e integrali nella vicenda. La narrazione ogni tot capitoli viene interrotta da parti in cui una voce narrante (quella dell'autore?) illustra alcune nozioni sul multiverso, la probabilità, i viaggi nel tempo ecc. Informazioni interessanti, che però non è chiaro come si inquadrino nella vicenda complessiva, da che punto della storia derivino e sembrano del tutto extradiegetiche, quando ci sarebbe stato modo di farle emergere dalla storia. Nel complesso questo è un romanzo leggibile, la scrittura è precisa e pervasa da un velo d'ironia che la rende piacevole, ma non brilla sicuramente né per innovazione né per stile, sembra un po' di leggere certe cose che scriveva Farmer negli anni 60. Voto: 6/10

Chiuso il sottocapitolo del premio, passiamo ad altre letture. Avevo fatto un po' indigestione di fantascienza per cui mi sono dovuto disintossicare e ho pensato di farlo con Bugifera, l'ultimo capitolo della saga del Regno di Taglia di Jack Sensolini e Luca Mazza. Se vi ricordate qualche mese fa avevo letto Apocalemme e mi aveva conquistato, e il fatto che a così breve distanza abbia letto il successivo mi sembra rivelatorio. Bugifera chiude l'esalogia (novelle incluse) iniziata con Vilupera qualche anno fa, e riprende dalla fine del precedente, con la guerra infernale che sta per travolgere tutto il Regno. A opporsi alla discesa dei demoni ci sono i Fratelli di Taglia, soldati rinnegati che si incaricano di combattere la guerra che il re aveva cercato di condurre da solo. La storia segue due piani principali, uno con i preparativi alla guerra (che intrecciano molte delle vicende e personaggi incontrati nei volumi precedenti) e l'altro con la processione (Via Trucis) con cui uno dei protagonisti viene torturato per compiere un rito demoniaco che porterà all'evocazione dell Bugifera, la "Fiera del Vespro" che dovrebbe portare il mondo alla rovina totale. Come hanno già dimostrato, gli autori hanno uno stile unico e un'intensità rara nel raccontare le gesta di derelitti e antieroi, che come dicevo per Apocalemme bilancia dramma e farsa in un modo impeccabilel che mi ricorda i migliori spaghetti western. In questo caso devo ammettere che mi è piaciuta di più la parte di processione/rituale, che ha dei momenti di estrema truculenza ma mantiene il tono epico/biblico, mentre la guerra è forse un po' affrettata nelle parti iniziali, ma diventa poi più convincente andando avanti. Nel complesso si respira un'atmosfera quasi nostalgica, si percepisce che quella che stiamo leggendo è la fine di qualcosa (di una saga, di un'era, di un regno, e di tante persone) e questo lo rende a suo modo diverso da tutti i precedenti. Apocalemme rimane il mio preferito ma questo è una più che degna conclusione. Voto: 8/10

La bellezza è un libro che mi era stato segnalto fin dall'uscita perché parla di funghi che contaminano e ibridano gli umani, e l'ho finalmente letto (in preparazione del podcast sui funghi) e posso dire che sì, ha molti tratti in comune col mio Spore (che però è uscito prima, ecco). In questo romanzo Aliya Whiteley racconta di un mondo in cui le donne sono scomparse, e una piccola comunità di soli uomini viene visitata da donne-fungo che diventano compagne e amanti, perché si sa, gli uomini scoperebbero qualsiasi cosa con una parvenza di mammelle. Il romanzo si inserisce nel filone new weird, con tanti discorsi su questa "bellezza" che visita l'uomo e come la comunità viene cambiata dall'incontro, non necessariamente positivo visto il potere seduttivo quasi soprannaturale di questi funghi le cui intenzioni non sono ben chiare (e come potrebbero esserlo, sono funghi). Un buon romanzo, a mio avviso un po' preveidbile, ma forse perché sono abituato a questo tipo di storie e forse anche perché l'avevo già scritta prima io. Voto: 7.5/10


Infine mi sono letto un quasi Premio Strega, ci credete? Invernale è stato finalista all'ultima edizione e ho dovuto leggerlo per presentare Dario Voltolini a Pistoia. In realtà non sapevo bene cosa aspettarmi e forse se l'avessi saputo non avrei accettato. Non perché il libro non sia valido, ma perché tocca temi a cui sono fin troppo sensibile. È la storia della malattia del padre dell'autore, scritta in occasione del quarantesimo anniversario della morte dell'autore. Questo è un argomento che non riesco ad affrontare con lucidità (vi ricordate La strada?) ma al di là della mia sensibilità posso dire che il libro (che non so se si può classificare come romanzo, è quasi una cronaca, non è costruito come una storia) è scritto con grande maestria e colpisce dove deve. È una lettura che per chi ha vissuto un'esperienza del genere può essere traumatica o terapeutica. Non so se consigliravelo, decidete voi. Non posso dare un voto in casi come questo.


Fantascienza - Storia delle storie del futuro

Dopo quindici anni di carriera è strano poter dire che sta uscendo di nuovo il "mio primo libro". Perché Fantascienza - Storia delle storie del futuro è in effetti una prima volta per me, perché è la mia prima pubblicazione non di narrativa. Ed è anche la prima volta che non scrivo da solo ma in coppia con Angela Bernardoni, con cui immagino sappiate già, collaboro già da diversi anni per articoli, podcast e riviste.

 

Di fatto FSSF (come lo chiameremo d'ora in poi) è nata proprio come evoluzione di una serie di episodi di Reading Wildlife in cui abbiamo ripercorso la storia della fantascienza. L'esigenza nasce dal fatto che, ci siamo accorte, là fuori non c'è tanto materiale disponibile e facilmente fruibile per chi volesse farsi una rapida e sommaria cultura di fantascienza letteraria. Ovvio che ci sono saggi, articoli e wiki, ma sono fonti dispersive e spesso troppo vaghe o troppo specifiche, e per chi non ha familiarità e interesse già maturato rispetto al genere è facile lasciarsi sopraffare e mollare tutto. Soprattutto per lettori giovani e volenterosi, ma poco pazienti.

FSSF non è un testo per specialisti, ma piuttosto un "Fantascienza for dummies" che abbiamo voluto dedicare a chi ha interesse a scoprire questo genere ma non l'ha mai fatto, o per chi è rimasto al 1984 o per chi non è ancora sicura che la fantascienza le piaccia o no. Abbiamo tracciato un percorso storico/critico che procede in ordine cronologico, dalla proto-protofantascienza fino al solarpunk, parlando di movimenti, tendenze, correnti, topoi, autori, autrici, titoli, premi. E anche problemi, limiti, dubbi, perché ci sono anche quelli, da sempre, ed è bene che siano espressi.

Quello che vogliamo fare è rendere la fantascienza accessibile anche a chi non la frequnta quotidianamente, come facciamo noi da tanto tempo, e non si rende conto che da fuori è difficile capire di cosa stiamo parlando. Anche per questo la pubblicazione con Armillaria, casa editrice non di genere, che si dedica alla saggistica di temi vari, serve a portare questa materia al di fuori del solito giro.

Fantascienza - Storia delle storie del futuro sarà disponibile in libreria dal 28 novembre, ma è già preordinabile sul sito dell'editore.


Rapporto letture - Luglio/agosto 2024

Sono talmente in ritardo con questi rapporti che potrei farli diventare trimestrali. Ma questa estate, e in particolare il periodo a cavallo tra agosto e settembre, è stata particolarmente faticosa e stressante, quindi anche se ho letto abbastanza non ho avuto moltissimo tempo da dedicare a un post di commenti approfonditi e il poco tempo che avevo per il blog l'ho dedicato ai commenti su Futurama che capirete bene hanno la priorità. Comunque è stata un'estate non solo di letture per "piacere" ma anche per ricerca, per scopi che vi saranno presto chiariti.

Visto che quest'anno non avevo consumato abbastana Dune (chissà come farò il prossimo) uno dei libri consumati in questi mesi è stato I segreti di Dune, un saggio di Paolo Riberi e Giancarlo Genta che approfondisce molti aspetti della costruzione e della lore del romanzo di Frank Herbert (principalmente il primo, ma con accenni anche al resto della serie originale). Vengono esaminati aspetti come le ispirazini storiche e letterarie, la visione religione e filosofica, la politica e la tecnologia. Molti dei riferimenti citati li conoscevo o li avevo comunque sentiti, ma ce ne sono stati alcuni che mi sono suonati del tutto nuovi e anche molto interessanti. In particolare tutta la questione del legame con l'islam e in particolare per alcune specifiche correnti, che non avevo mai approfondito. Ovviamente si tratta di un saggio per appassionati e addetti ai lavori, e il fan occasionale probabilmente faticherebbe ad assimilarlo, ma visto che a Shai Hulud piacendo rientro nella prima categoria, l'ho trovato affascinante e illuminante.

Per rimanere nello stereotipo della mia personalità dichiarata, dopo Dune passiamo ai dinosauri. Mi sono infatti deciso a leggere un piccolo cult dei dinomaniaci, il romanzo scritto dal paleontologo Robert Bakker con protagonista un'utahraptor. Raptor Red è stato un piccolo fenomeno all'epoca, certo non un successo mondiale (anche se comunque si è difeso benissimo) ma insomma un libro di cui si è parlato molto negli ambienti della paleontologia e affini. La storia della raptor rimasta sola, che deve lottare per sopravvivere nell'inospitale Utah di 120 milioni di anni per poi ricostruirsi una famiglia, è costruita proprio come uno di quei documentari "narrativi" più avvincenti, solo con gli animali del mesozoico. Raptor Red è la protagonsita ma i capitoli spesso si dedicano ad altre creature sue coeve, illustrandone la biologia e il comportamento, per quanto ne possiamo dedurre. Bakker specula forte, e si lascia andare a ipotesi libere sull'ecologia dell'ambiente che descrive, raccontando un habitat di cui sappiamo molto poco. Tuttavia il suo racconto è al passo coi (suoi) tempi e descrive comunque un mondo vitale, variegato, interconnesso, che riesce a dare forma e dignità a un'epoca spesso ridotta a caricatura. Detto questo, il romanzo è obiettivamente scritto male, con una quantità di ridicole onomatopee che sfiorano il futurismo, e una prosa in generale goffa. Un libro da non considerare per il suo valore letterario, piuttosto come la sceneggiatura di un documentario che non potremo mai girare. Voto: 7/10

Torniamo poi a qualcuno che scrive per davvero, con il "primo romanzo fantasy" pubblicato da Zona 42, ovvero La resa di Vargas. La storia è quella di due figure archetipiche, Eroe e Necromante (quest'ulimo è un po' il classico Signore Oscuro), che da sempre sono contrapposte nella battaglia tra bene e male e hanno dato origine a ogni mito e leggenda della storia, ma a un certo punto decidono di deporre le armi e abbandonare la loro guerra millenaria, lasciando l'umanità libera di decidere il proprio destino invece di continuare a usarla per combattersi. Durante questa resa, i due continuano a frequentarsi, e mentre il Necromante è immortale e immutabile, l'Eroe è invece un semplice umano che si reincarna ogni volta in individui diversi. Li conosciamo quindi in un paesino della provincia italiana, con l'Eroe che al solito cerca di mantenere un basso profilo ma pur vivendo nel corpo di una bambina si trova a scatenare di nuovo una guerra per i suoi ideali di libertà. La storia poi si ripete anche dall'altra parte del mondo, con l'Eroe inconsapevole che mette su un team di supereroi e si ritrova coinvolta nelle rivolte della popolazione afroamericana contro i soprusi della polizia. Il libro è volutamente ironico e grottesco, e il Necromante spicca come personaggio mostruosamente adorabile, perché i cattivi sono pronti a smembrare il prossimo sono sempre più simpatici. La prima parte è indubbiamente la più spassosa, perché l'impressione è quella di un Good Omens ambientato al paesello, con una surreale sovrapposizione tra scontri epici e vita di provincia. La seconda parte cambia un po' di tono e forse è meno fresca, perché vira troppo nel supereroistico, e sembra invece un Kikc-Ass coi mostri di carne. Nonostante la mole è comunque una lettura veloce e divertente, ma non per questo superficiale, proprio una di quelle che fa ridere ma fa anche riflettere. Voto: 7.5/10

Dai necromanti ai non-morti veri e propri, con un bel racconto di zombie: Cristiano Brignola si inventa gli zombie incel in L'estate in cui sono marcito. I morti viventi li abbiamo visti in tutte le salse e fluidi corporei, come allegoria di tante cose brutte (consumismo, razzismo, nichilismo) ma questa è la prima volta in cui sono usati come rappresentazione di una incapacità di accettare il rifiuto e gestire i sentimenti. Il protagonista infatti è stato lasciato dalla ragazza e continua a fissare la sue foto con il nuovo fidanzato, e gradualmente si accorge che sta marcendo. Il suo ragionamento è collegare le due cose, ovvero che il disfacimento del corpo deriva dall'ingiusto trattamento che ha subito il suo cuore spezzato, e potremmo inzialmente empatizzare con lui se non fosse che poi si lascia trascinare in un gorgo di malvagità quando entra in contatto con gli altri ragazzi dal cuore spezzato che attribuiscono alle donne che li hanno lasciati o non li hanno mai voluti la colpa della loro decomposizione. Il gruppo sviluppa presto dinamiche tipiche di queste sottoculture rancorose, con un suo lessico e azioni dimostrative e violente che fanno porre diversi dubbi anche al protagonista. Una novella forte, che prende un tema abusato ma lo interpreta in un modo nuovo e attualissimo. Voto: 8/10

Visto che come forse sapete questa è stata un'estate anche di scrittura e di studio, tra i testi consumati ce ne sono anche alcuni "da consultazione", come Scrivere fantascienza di Robert Silverberg, che raccoglie articoli e interventi di uno dei massimi autori della fantascienza americana, e forse l'unico dei grandi maestri dell'età classica della scifi ancora in vita. Silverberg si presenta subito come molto critico nei confronti dell'ambiente della fantascienza in cui è cresciuto, anche se ne ha fatto parte fin dall'inizio ne ha visto molti dei limiti e ne parla senza timore. È interessante vedere come il mondo editoriale degli USA in quegli anni fosse totalmente diverso da quello che ci aspettiamo noi oggi, ma nonostante questo molte dinamiche di amichettismo e gatekeeping sono riconscibilissime. Molto curiosi (e in certi casi struggenti) anche i coccodrili che Sturgeon, in quanto ultimo sopravvissuto della cerchia, ha scritto per la dipartita dei vari colleghi nel corso degli anni. Mi ha fatto piacere soprattutto scoprire gli aneddoti su Harlan Ellison, con cui a quanto pare ha avuto un rapporto molto stretto. Un testo per appassionati e connaisseur, ma di grande valore.

E infine sempre per la parte formativa dell'estate 2024, ho finalmente letto un libro che avevo in libreria da anni e anni, un saggio di Roberto Paura (direttore dell'Italian Institute for the Future) che come dichiara il sottotitolo fa da "introduzione alla speculative fiction" e incidentalmente porta il miglior titolo possibile: Il cielo sopra il porto. Paura declina questa introduzione in una serie di temi ricorrenti nella fantascienza ma non solo, perché tocca anche il werid e il fantasy, con una lunga trattazione dedicata anche a Tolkien e Lewis. L'approccio forse non dà un quadro completo ma dà molti spunti interessanti, mettendo in relazione testi e argomenti che non sempre vengono correlati, proprio per la tendenza a considerare i generi e le epoche come comparti stagni che non comunicano tra loro. Mi verrebbe da dire che forse come "introduzione" non sarebbe ottimale, perché qualcuno che non abbia già una certa familiarità con questi testi e generi forse non avrebbe un punto di riferimento da cui partire, tuttavia come approfondimento su temi specifici è sicuramente molto efficace.


Futurama 9x10 - Otherwise / Realtà alternative

E così ci siamo di nuovo. Siamo al quinto finale di Futurama. Ricordiamo infatti che quando Hulu ha commissionato i nuovi episodi, ne sono stati prodotti venti, che hanno composto i due blocchi da 10 della stagione 8 e 9. Per questo l'ultimo episodio della stagione 8 non era inteso come possibile finale della serie, ma questo invece sì, perché non c'era nessuna certezza che ce ne sarebbero stati altri. Poi le cose sono andate bene, e tra un blocco e l'altro Hulu ha richiesto altri 20 episodi, ma ormai Otherwise era già stato preparato, e quindi avrebbe potuto essere il finale finale (di nuovo) dell'intera serie.


Si era già speculato sul titolo (orribilmente trasposto in italiano) e la sua affinità con Meanwhile, e infatti il collegamento con il precedente finale è diretto. Fry infatti subisce l'influsso del multiverso e recupera i ricordi della realtà alternativa in cui lui e Leela hanno vissuto insieme fino alla vecchiaia in un universo fermo nel tempo. Da qui inizia l'ossessione per scoprire che cosa è successo, e la minaccia di una nave fantasma che sembra essere il relitto della Planet Express che ha subito danni fatali all'inizio della puntata.

Devo dire che l'inizio con la dismissione dell'astronave mi stava quasi facendo commuovere, perché davvero la PE è quanto mai rappresentativa di tutto quello che succede in Futurama, e vederla abbattuta e persa per sempre era davvero un peccato (probabilmente mi ha risvegliao ricordi traumatici di Battlestar Galactica). Da lì si entra poi nella parte della storia in cui Fry subisce i dejà vu, fino alla battaglia finale a bordo della nuova Planet Express.

La puntata è sicuramente valida, e riesce a tenere bene il ritmo pur cambiando continuamente situazione. Forse però il dramma di Fry rimane anche troppo tangenziale al procedere della storia, e non viene mai sviluppato a fondo il modo in cui perscepisce una storia dimenticata, tutto quello che succede sono dei flash dai quali si ritrova privo di sensi. Inoltre, anche se la conclusione è a suo modo romantica (ed è una scelta perfetta che a sposare Fry e Leela sia proprio Zapp), il fatto di resettare di nuovo la coppia nel momento in cui riesce a raggiungere la sua unione definitiva è un po' on the nose, e anzi proprio perché sappiamo che per qualche ragione questa cosa non avverrà mai nel canone della serie, appena si vede accadere capiamo che quello che sta succedendo in qualche modo non è "reale" e sarà riscritto. E infatt il plot twist dell'universo alternativo (abbastanza intuitbile dal titolo) ripristina la situazione di partenza. Insomma un altro uso del reset button nel rapporto Fry/Leela che credevamo di esserci lasciati indietro dopo il quarto film.

C'è anche da dire che nel 2024 questa pressione per il matrimonio comincia a diventare anacronistica. Dopo tutto Fry e Leela stanno insieme come coppia stabile da anni, convivono e condividono tutto: è davvero importante che siano ufficialmente sposati, a questo punto? Forse si potrebbe trovare qualche obiettivo nuovo, meno burocratico e più concreto, per dare forza alla loro relazione.

Insomma, se da una parte l'episodio di per sé funziona, inteso come finale di stagione e potenzialmente di serie rimane più debole, e già rispetto al finale della stagione 8 a mio avviso risulta inferiore, sia dal punto di vista del sense of wonder che della forza emotiva. Fortunatamente sappiamo che, almeno nel nostro universo, avremo altri 20 episodi di Futurama, quindi possiamo rimandare le preoccupazioni al prossimo finale di serie ever. Voto: 7/10


Futurama 9x09 - The Futurama Mistery Libbery / Il mistero della libberia

Ogni stagione di Futurama ha il suo episodio non-canon suddiviso in tre ministorie accomunate da un tema proposto in tre variazioni. Queste puntate (nella tradizione di quelle di Halloween dei Simpson) sono spesso degli hit-or-miss, perché possono essere molto gustose o molto fiacche. Quella della stagione 8 per esempio, è stata una degli episodi peggiori ever della serie, a mio avviso. Difficile fare peggio di così.

 

Infatti il tema di questo episodio è quello delle storie del mistero per ragazzi, basate su tre prodotti di successo (libri o cartoni) che sono stati riadattati coi personaggi e il contesto di Futurama. Il problema stavolta è soprattutto quello di distanza culturale, perché due dei tre prodotti di origine mi erano sconosciuti, e sono probabilmente noti al pubblico americano ma non oltre, per cui è difficile cogliere le reference, che in puntate di questo tipo sono una parte consistente del valore.

Nel primo segmento la protagonisa è Leela che cerca di risolvere il mistero di alcuni oggetti scomparsi, e la puntata sembra assumere un twist quando dal libro iniziale si passa poi a un libro-nel-libro, che avrebbe potuto dare origine a una struttura ricorsiva ma invece finsice lì. La soluzione è simpatica, ma non così brillante.

La seconda parte è quella che ho gradito di più, forse proprio perché l'ho riconosciuta: Fry è un equivalente di TinTin, l'investigatore storico francese che gira per il mondo a scoprire misteri archeologici. In questo caso i diversi personaggi coinvolti sono tutti una trasposizione azzeccata di quelli originali, e la soluzione del furto di reperti ha un twist efficace.

Nel terzo Bender è la trasposizione di un tale Billy Encyclopedia di una serie mistery per ragazzi, anche qui in cerca della soluzione di un caso di sparizione, che viene poi spiegato con il cameo finale di Niel DeGrass Tyson. Un deus ex machina simpatico ma che tronca un po' la vicenda.

Per la media di questi episodi è sicuramente da apprezzare, ma rispetto a una puntata regolare è piuttosto scarso, e sembra sempre che si sprechi l'occasione di fare qualcosa di davvero ambizioso, una volta privi dei limiti imposti dal canone della serie. Voto: 5/10


Futurama 9x08 - Cuteness overlord / Tenerezza esagerata

Come previsto questo episodio è incentrato su Amy, che si trova invischiata nel collezionismo ossessivo di pupazzetti con gli occhioni carini. Tutto inizia quando fa visita all'orfanotrofio per mostrare ai suoi tre figli viziati quanto sono fortunati ad avere tutto quello che vogliono, e scopre dell'esistenza dei Fuzzy Funball, animaletti pucciosi che sono ufficialmente giochi per bambini, ma essendo collezionabili (e con diversi tassi di rarità) diventano ben presto oggetto delle attenzioni degli adulti. Esempi di prodotti simili ce ne sono a decine in ogni epoca, e la subcultura del collezionismo è una delle forze più potenti per molti adulti (molto più dei bambini a cui i giochi sono presumibilmente rivolti).

Il tutto porta a due conseguenze impreviste. Da una parte, Amy trascura i suoi doveri di madre e diventa una persona orribile quando arriva addiritutra a sottrare il pupazzo a una delle povere orfanelle. Dall'altra, la cuteness di questi fuzzy è tutt'altro che innocua, perché come spiegato dal Professore, può diventare una strategia evolutiva molto vantaggiosa e la diffusione dei pupazzi forse non è solo un'abile manovra di marketing.

La puntata tutto sommato funziona, riesce a dare un miniarco ad Amy e un po' di spazio a personaggi secondari, mantenendo anche un tono abbastanza divertente. L'idea di fondo è valida, e una volta svelato il mistero arriva alla conclusione senza plot twist o cliffhanger finali, per questa volta. C'è naturalmente anche un certo livello di critica al consumismo e alle bolle speculative, che riprende un po' quello che avevamo già visto parlando degli NFT.

Un punto di merito per il titolo che è un gioco di parole sfuggito anche alla stessa Hulu: di solito si dice "cuteness overload" per intendere quel "sovraccarico di tenerezza" quando vediamo qualcosa di ultrapuccioso, ma qui la seconda parola ha una R al posto della A, ed è quindi "overlord", ovvero "sovrano". Il significato del pun ovviamente emerge dalla puntata, ma molti non lo hanno notato.

In definitiva un'altra puntata discreta, che mantiene la media della stagione con un voto 7/10


Futurama 9x07 - Planet Espresso

A quanto pare per questa stagione si è deciso di fare un giro di episodi per tutti i personaggi princpali, infatti questa volta il protagonista è Hermes (che peraltro aveva già avuto un episodio per lui la scorsa stagione). Scopriamo qualcosa anche sulla sua infanzia, con l'inevitabile trauma di essere stato abbandonato dal padre da piccolo. L'occasione di riscoprire le origini porta poi la trama verso la scoperta dell'origine del caffè.

Una delle pesudoteorie sull'evoluzione umana e su cosa abbia portato la nostra specie a primeggire sugli altri primati è quella della "scimmia ubriaca" ovvero che consumando frutta fermentata (contenente alcool) l'ebbrezza abbia dischiuso in qualche modo le porte della nostra immaginazione. In questo episodio invece si propone la teoria della "scimmia torrefatta", secondo cui è stato il caffè, donato da una specie aliena che ha visitato la Terra milioni di anni fa, ad aver dato l'avvio alla civiltà umana.

Tutto questo viene scoperto da Hermes nella piantagione del padre fuggitivo, e dopo aver scoperto che il gradino finale dell'evoluzione umana non è stato raggiunto perché la varietà definitiva di caffè non è mai stata coltivava, decide di prendersi carico del compito di evolvere l'umanità, come suo padre aveva fatto prima di lui. Il che lo porta quindi ad abbandonare a sua volta la famiglia. Intanto la Planet Express diventa Planet Espresso, vendendo caffè e iniziando a diffondere la nuova bevanda estremamente addictive.

Forse le battute sul caffè sono un po' riciclate, e l'episodio risulta un po' sbilanciato visto che ci mette troppo tempo ad arrivare al nucleo della storia, tuttavia le idee sono valide e le gag abbastanza divertenti. Inoltre Hermes è un personaggio che quando ha il giusto spazio riesce a essere molto interessante, e soprattutto in coppia con il Professore regge molto bene la puntata. Strano che anche questo episodio si concluda con un cliffhanger come il precedente, ma anche qui non ci aspettiamo davvero una risoluzione (anche perché gli alieni ci hanno messo 5 milioni di anni per arrivare a questo punto, potrebbero volercene altrettanti per la prossima fase). Voto: 7/10


Futurama 9x06 - Attack of the Clothes / L'attacco dei pantacloni

Dopo un episodio per Bender e uno per Leela, adesso ne abbiamo uno per il Professore. È confortante che in questa stagione ognuno stia avendo il suo spazio, no? Questa volta è il turno del Prof impegnarsi in qualche attività assurda, e così scopriamo che una delle sue prime passione è stata la moda. Così dopo un nuovo fallimento con la comunità scientifica, e incitato dalla versione Frankenstein di Cara Delevigne (guest star della puntata, anche se era già apparsa come voce dei gufi: sì, dei gufi), si dedica al fashion design.

Inizialmente la puntata sembra concentrarsi soprattutto sulle gag e le assurdità derivate dall'unione del mondo dell'alta moda e le invenzioni di Farnsworth (che produce i suoi abiti grazie a bachi da seta bioingegnerizzati), ma verso metà episodio ci si accorge che il punto di arrivo della storia è una critica verso la fast fashion, la produzione e il consumo bulimico di abiti di scarsa qualità che vengono subito buttati, senza preoccuparsi delle conseguenze per l'ambiente o per chi lavora in quel settore (che in questo caso sono degli insetti, quindi poco male).

A differenza di altri episodi sull'attualità, questo porta l'argomento in maniera sottile e quando si capisce dove si sta andando la storia giunge rapidamente alla fine, forse anche troppo, con un cliffhanger finale che fa quasi penasre che possa essere la parte 1 di una storia più lunga (non lo è). Rimane quindi una sensazione di inquietudine da Twilight Zone, con una situazione irrisolta che probabilmente non sarà mai più presa in considerazione. Peccato per la continuity della serie, ma si capisce che non era quello l'intento.

Da apprezzare anche l'impegno e la performacne di Delevigne, che al contrario di altre guest non è presente solo "in quanto sé stessa" ma ha un ruolo attivo nella storia e riesce a entrare nel casto in modo naturale. Una delle rarissime occasioni in cui sembra essere un personaggio come tutti gli altri, piuttosto che semplicemente un cameo.

Anche questa quindi è una puntata solida, che lascia un gusto agrodolce, e che se non lascia un segno profondo riesce comunque a smuovere qualcosa. Punti bonus (per una volta) alla traduzione italiana del titolo! Voto: 7/10



Futurama 9x05 - One is silicon, the other is gold / Uno è silicone, l'altro è oro

Dal revival della serie su Hulu non avevamo ancora avuto un episodio Leela-centrico. E questo la coinvolge senza l'uso di gimmick particolari o situazioni assurde imbastite per l'occasione, ma partendo da una caratteristica che possiamo aver notato: Leela non ha amiche. Certo ha i colleghi, ma non ha un gruppo di amiche con cui confidarsi e andare in giro e spettegolare... e bere.


Questo porta Leela ad abbonarsi a un servizio di chatbot per tamponare la solitudine. E a questo punto della storia (dopo un breve open su un concerto-truffa) ho avuto il timore che fosse un'altra puntata costruita sulla parodia di tecnologie attuali, come le IA parlanti alla chatgpt e simili. Fortunatamente non è così, e se questo episodio assomiglia a qualcosa, è Her di Spike Jonze, con il rapporto tra l'umano e l'IA che finisce per diventare morboso. A morbire però è il bot, che diventa gelosa quando Leela inizia a farsi delle amiche "reali" nel suo nuovo book club.

Nel gruppo delle amiche viene introdotto un nuovo personaggio, e si capisce da subito che sarà sacrificabile, infatti nel finale è lei a fare le spese della bravata di Leela. Quando poi arriva il plot twist, si riesce a risolvere in modo imprevedible una puntata che fino a quel momento, anche se abbastanza intrattenente, non era certo risultata mindblowing.

Dal punto di vista della continuity c'è forse il problema che giusto due puntate fa abbiamo stabilito quanto i libri fossero ormai deprecati e considerati inutili e rivoltanti, mentre adesso invece si formano ben due book club, quello delle ragazze e quello parallelo dei ragazzi. Ma in realtà di libri in Futurama se ne sono sempre visti, e se c'era un episodio fuori continuity for the sake of the gag, era proprio quello. Insomma, non ci abbiamo creduto davvero.

Il book glub degli uomini della Planet Express fa da contrappunto divertente alla parte più "drammatica" di Leela con le amiche, con il grande ritorno della catchphrase "with blackjack and hookers" di Bender, che è una preferita di tutti i tempi e in verità è stata detta solo una volta nel secondo episodio della prima stagione. Un po' fanservice sicuramente, ma non troppo abusato quindi tollerabile.

Nel complesso questo episodio non è eccellente come i due precedenti ma fila bene e riesce sia a sorprendere che a divertire, per cui siamo pienamente nella sufficienza: Voto: 7/10


Futurama 9x04 - The Beauty and the Bug / La bella e la scaramucca

Non saprei spiegare perché nutro un tale affetto per le scaramucche (buggalo in originale). Forse perché l'episodio in cui sono state introdotte (Where the Buggalo Roam, anche se si erano già viste di sfuggita già in The Series Has Landed) è uno dei migliori di sempre, e queste creature hanno un'alientà rassicurante, sono futuristiche ma così comuni. Mansuete, versatili, affettuose. Insomma, mi fa sempre piacere rivederle. Ora in The Beauty and the Bug scopriamo che in pratica abbiamo conosciuto solo le buggalo femmina, perché i maschi sono in pratica dei tori. E dove ci sono tori, ci sono toreri.

Si finisce così in una delle classiche storie "Bender si impegna in una disciplina folle", e stavolta verrà conivolto nelle corride di scaramucche, principalmente per l'interesse verso la bella torera ispanica che fa da istruttrice. Naturalmente, nonostante l'aspetto "tradizionale" di questa pratica, ci sono dubbi etici sull'uccisione spettacolirazzata della bestia, ed Amy è contraria per il suo rapporto stretto con le scaramucche. Ma, appurato dal professore che queste non sono intelligenti (perché di fatto non hanno proprio un cervello) sembra non ci sia da preoccuparsi dell'eticità della cosa. Eppure Bender qualche scrupolo ce l'ha ancora. Dopo la sua prima uccisione, inizia a chiedersi se sia stto davvero giusto macellare così una creatura "innocente" a favore di telecamera.

Naturalmente si possono notare le affinità di questa puntata con altre in cui ci si chiedeva se fosse opportuno sfruttare altre creature, intelligenti o meno: The Problem With Popplers per questioni alimentari, ma soprattutto 31st Century Fox per lo "sport" visto che si parlava in quel caso di caccia alla volpe. E anche in quell'episodio Bender era inizialmente galvanizzato dall'idea (lì per una questione di "alto profilo" dello sport), ma cambiava idea in seguito e si batteva per i diritti della volpe. Può sembrare incoerente che Bendere, che di solito è egoista e disempatico, si preoccupi di altre creature, ma in realtà ha mostrato più volte di riuscire a compatire gli altri (dalle tartarughe ai pinguini fino agli ometti cresciuti sul suo corpo), e nonostante non voglia darlo a vedere i suoi dilemmi etici sono più profondi di quanto in genere viene mostrato.

Anche qui come nel caso della volpe ci sarà un twist finale, che non ha a che vedere con la natura artificiale della vittima ma con la sua intelligenza. Perché finché le buggalo sono inconsapevoli, può essere giustificato cacciarle, ma se invece dimostrano di esserlo? E se possono loro stesse scegliere?

Se bisogna trovare un difetto in questo episodio, è la caratterizzazione un po' incoerente di Leela. Se c'è qualcuno che si è sempre interessata ai diritti delle creature indifese, e in questo caso invece non solo si tira fuori (anche quando direttamente interpellata da Amy per aiuto) ma anzi sembra incitare il massacro. La cosa viene giustificata con la sua passione smodata per la carne di scaramucca, ma non mi è sembrato così plausibile. Forse sarebbe stato meglio ignorarla del tutto o non farla comparire per non porsi il problema.

Al di là della questione morale, la puntata è anche divertente ed è bello vedere Bender al centro, visto che in queste nuove stagioni si è trovato sempre un po' come un sidekick. Un'altra puntata di buon livello, che non sigura con i grandi classici della serie. Voto: 8/10


Futurama 9x03 - The Temp / Il precario

Ci sono state alcune occasioni in cui Fry ha lasciato il lavoro alla Planet Express, ma mai semplicemente per prendersi due settimane di ferie. Questo è quello che succede in The Temp ed è quello che richiede l'impiego di un lavoratore a tempo determinato per coprire il posto vacante.


No, questo episodio non è una feroce satira sul lavoro precario come il titolo italiano farebbe presumere. È semplicemente un'avventura da sitcom, con una situazione curiosa che si risolve alla fine dell'episodio. Infatti Frank, lo stagista assunto al posto di Fry, si trova così bene alla Planet Express che ci vuole rimanere. Se solo non fosse così grigio e dimenticabile (neutrale?), forse avrebbe una possibilità, ma con il ritorno di Fry il suo destino di ex-dipendente è segnato. Allora come fare? Forse potrebbe sostituire Fry in tutto e per tutto, non solo nel lavoro ma anche nella vita...

In realtà ho un po' alterato la sequenza degli eventi, per evitare di spoilerare troppo, perché questo è un episodio che si costruisce anche su qualche sorpresa e rivelazione. Soprattutto, ci sono alcune battute ricorrenti che meritano di essere gustate, e che se spiegassi troppo qui perderebbero efficacia. Perché la cosa più notevole di questa puntata è che davvero divertente, tutta, dall'inizio alla fine. I personaggi sono "in character" le gag azzeccate, sia quelle verbali che quelle visuali, la scenetta iniziale su Omicron Persei 8 dolce nel mostrare gli eventi sociali degli omicroniani. E poi c'è l'opening con il mistero di questo tizio sconocsiuto al posto di Fry, che per essere risolto porta a tornare indietro di vent'anni...

Insomma, questo è un episodio di Futurama classico, come il primo incontro con Zapp, o il pianeta dei ciclopi di Leela. Non ci sono strabilianti concetti fantascientifici alla base, ma il ritmo è giusto e le battute funzionano. Se si mescolasse questa puntata in mezzo a quelle della stagione 2 o 3, nessuno noterebbe la differenza. Rinfrescante e appagante. Voto 8/10


Futurama 9x02 - Quids Game / Serata giochi

Dopo l'episodio sugli NFT (piuttosto deludente), il titolo di questo faceva pensare a un'altra storia citazionistica, in questo caso rispetto a Squid Game, la serie coreana che era stata un fenomeno qualche anno fa. Fortunatamente non è questo il caso, anche se il meccanismo dei giochi mortali viene effettivamente rimesso in atto.

Tutto inizia con la festa a sorpresa per il compleanno di Fry, dalla quale scopriamo che a quanto pare Fry detesta il suo compleanno, e su questo siamo allineati. E questo odio per i festeggiamenti risale al suo ottavo compleanno, in occasione del quale ha subito uno dei tanti traumi che si porta dietro dall'infanzia. Infatti durante la "serata giochi" organizzata per questo suo compleanno, Fry (che come sappiamo non è mai stato il più brillante e abile bambino del mondo) vince in tutte le competizioni contro gli amici invitati, anche e soprattuto contro Gadgie, il piccolo genio che avevamo conosciuto tempo fa in Cold Warriors come avversario di Fry, e che invece qui sembra essere il suo migliore amico. È  proprio durante questa festa che Gadgie rompe l'amiciza con Fry, accusandolo di barare per vincere a ogni gioco. Fry è sicuro di non barare e infatti è così... sono i suoi genitori che barano per lui in modo che possa vincere. Questo causa una frattura tra Fry e gli amici che lui stesso non comprende, ma che si porterà dietro per tutta la vita.

Intanto nel presente, gli alieni che hanno rapito tutto l'equipaggio e gli invitati al compleanno rimettono in atto proprio questa serata giochi, che hanno ripescato dagli episodi traumatici del passato di Fry, con la variante che chiaramente i giochi hanno un esito mortale per chi perde. Chiaramente quando vediamo morire la famiglia Turanga, o il Professore, o Leela, si capisce subito che non sarà una morte permanente, ma il senso della storia infatti non sta nel creare il dramma per queste vittime quanto tracciare il parallelismo tra il Fry del passato e quello del futuro, che ancora non vuole passare per imbroglione ed è disposto anche a perdere il gioco pur di non perdere la fiducia del suo amico attuale, Bender.

Ora, su questa integrità morale di Fry ci sarebbe da discutere, perché non penso si possa dire che non abbia mai imbrogliato in nessuna situazione. Tuttavia è ragionevole pensare che visto la ricostruzione del suo compleanno, il suo proposito di non passare per traditore sia rafforzato da questa situazione e risulta quindi credibile. Sicuramente la parte più interessante della storia arriva alla fine, quando vediamo la soluzione del mistero con i genitori che sabotano i giochi per farlo vincere, e quindi scopriamo di nuovo un modo insolito e incompreso in cui i signori Fry amavano il figlio, che lui non è riuscito a cogliere e da cui invece ha ricavato solo infelicità. Una visione agrodolce, che se da una parte ci riappacifica con la famiglia, dall'altra ci fa percepire ancora questo divario insanabile tra di loro, tra le aspettative dei genitori e i desideri dei figli.

A livello di gag questo episodio non è formidabile, anche perché le modalità di gioco con le situazioni splatter non son poi così divertenti, tuttavia la sua forza sta più nell'approfondimento del passato e delle relazioni familiari di Fry, per cui questa mancanza non si sente molto. Sicuramente non è un episodio "familiare" al livello di The Luck of the Fryrish o Game of Tones, ma è sempre bello (nel senso di triste) vedere il passato di Fry, per cui il bilancio è sicuramente postivo e la puntata si merita un voto 7/10


Futurama 9x01 - The One Amigo / Un vero amigo

E così un anno dopo la prima parte della stagione 8 (aka stagione 11) arriviamo a vedere gli episodi della seconda parte della stagione 8 (aka stagione 12). Ricordiamo che questi episodi sono stati prodotti tutti insieme e che è solo per esigenze di distribuzione che arrivano a un anno di distanza. E ricordiamo anche che sono stati scritti e realizzati nel 2022, quindi due anni abbondanti della messa in onda, un ritardo che si manifesta in maniera drammatica quando si vogliono trattare temi "di attualità". Era successo anche nella stagione precedente con Rage Against the Vaccine in cui si presentava una situazione similcovid, ma qui forse la situazione è peggiore perché il tema degli NFT è anche pericolosamente vicino a quello dei bitcoin, che era a sua volta già stato trattato.

Il problema non è tanto l'inclusione degli NFT in sé, ma il fatto che non sia stata fatta nessuna elaborazione a partire dal concetto che già conosciamo (e che peraltro è già fondamentalmente tramontato). Per cui non abbiamo nessuna esagerazione o proiezione futuristica del fenomeno, vengono presentati pari pari a quelli che conosciamo noi, limitandosi a fare battute sulla loro incomprensibilità. Che passa una volta, passa due, ma alla sesta diventa un po' noioso, il tipo di umorismo boomer da "non capisco una cosa dei giovani e fa ridere così". Sarebbe stato interesante, per esempio, se nel momento in cui Bender dice che a causa dell'acquisto degli NFT della sua immagine si fosse visto privato di disporre del suo corpo, perché essendo un software era di fatto diventato proprietà di qualcun altro, o qualcosa del genere.

Fortunatamente non si spende troppo tempo sugli NFT e la trama si divide presto in due plot, quello principale con Bender che va in cerca delle sue origini messicane e quello di un museum heist per riprendersi gli NFT. Bender che incontra la famiglia Rodriguez è una situazione simpatica, soprattutto per le battute retrofuturistiche sui robot tribali e il rapporto che si instaura con la nonna. Tuttavia il tutto rimane abbastanza inconcludente, visto che con la stessa facilità con cui Bender entra nella nuova famiglia ne esce a fine puntata senza nemmeno porsi dubbi sul tradimento ricevuto. Il plot del furto al museo è divertente ma piuttosto scarno, e confrontato da altri heist come quello al casino non molto innovativo.

Dal punto di vista dell'intrattenimento, non ci sono gag particolarmente brillanti, e anche se qualche battuta è divertente si tratta per lo più di one-liner che non hanno particolare attinenza al contesto e avrebbero fatto sorridere anche se fossero state in un'altra serie. Nel complesso quindi una puntata decente, ma forse un po' debole per iniziare la nuova stagione, in particolare sapendo che le storie su argomenti di "attualità" sono sempre le più delicate e forse sarebbe stato meglio proporle più avanti nella stagione. Voto: 6.5/10


Rapporto letture - Maggio/Giugno 2024

Metà 2024 è passato e quindi sarebbe il caso di fare un semibilancio delle letture dell'anno, ma non lo faremo perché why bother. In compenso ripercorriamo le letture degli ultimi due mesi, rilevando come anche stavolta abbia avuto una discreta variabilità di generi, epoche, nazionalità, temi. Bravo me.

Iniziamo con uno dei miei esperimenti di lettura di autori self del fantastico. Ho provato con Incantesimo di Giulia Canteri che non mi ricordo in che modo ho selezionato. La storia di una principessa fuggita da un regno caduto che viene salvata da una misteriosa regina magica che sembra volerla legare a sé per sempre. Questo libro è un caso anomalo tra i self letti nell'ultimo anno e mezzo, perché laddove nella maggior parte dei casi questi erano irredimibili sotto tutti i punti di vista, stavolta ho percepito la presenza di un messaggio, di un nucleo tematico su cui la stori avrebbe potuto reggersi. Il rapporto ambiguo e quasi tossico tra la regina e la principessa, i sospetti incrociati, i tratti da thriller psicologico: elementi che ben diretti avrebbero potuto formare un fantasy se non altro più originale e personale della media che si trova in giro. Purtroppo l'esecuzione è gravemente insufficiente, la scrittura è scolastica, piena di ripetizioni ed errori di soggetti/tempi verbali, la struttura è assente, molti capitoli sono solo "cose che succedono" e non contribuiscono in nessun modo alla storia. Questo è il caso da manuale di libro (e autrice) che avrebbe avuto bisogno di un affiancamento, di maggior cura ed esperienza. Non è stato così, e anche l'"editing" dell'"editore" (Bookabook...) non ha portato nessun miglioramento. Se questo è il risultto di un testo sottoposto a revisione, si fa presto a immaginare le competenze di chi ci ha lavorato. Apprezzo le intenzioni, e ho fiducia che Canteri se continuerà a scrivere e a studiare, con meno fretta e più umiltà, potrà fare qualcosa di valido. Questo purtroppo rimane un voto 4/10

Una delle mie grandi lacune nell'ambti della fantascienza è il ciclo della Cultura di Iain M. Banks. Di questo autore ho letto varie altre cose (se lo cercate qui dovrebbe uscire fuori) ma niente della sua saga più apprezzata nell'ambito della space opera. Mi ero preso La mente di Schar (aka Consider Phlebas) nella vecchia edizione Nord da Libraccio, e quindi ho pensato che fosse il caso di provare. Se da una parte si percepisce che è una storia scritta negli anni 90, per il modo di condurre la narrazione, dall'altra questa rimane una space opera fatta come si deve, con tanta immaginazione, un contesto ampio e variegato, personaggi memorabili e finale dolceamaro. Forse avrebbe potuto essere un po' più corto, e alcune parti dell'avventura sembrano slegate dal resto, quasi come se fossero puntate filler, però è tutto così avvincente che comunque si va avanti con piacere. Ci tornerò sicuramente, un giorno. Voto: 7/10


Non parlerò de La strada. Quello che c'è da dire è già stato detto, e io non potrei aggiungere niente alla discussione. È la mia prima esperienza con la scrittura di Cormac McCarthy (un altro dei recuperi che volevo far da tanto) e nonostante un po' di spaesamento iniziale, quando sono entrato nel flusso è stato totalizzante. Questo libro mi ha fatto male. Lo aveva fatto anche il film, quando l'ho visto anni fa. Non è un'analisi critica, è una questione personale. Non c'è niente di oggettivo, sto ragionando solo di pancia e di magone. Non voglio più leggere un libro così, anche se ho bisogno di altri libri così. Non posso esprimere un voto.

 

Tra gli eventi che capita occasionalmente di presentare alla libreria Il Giardino delle Parole di Pistoia (passateci), l'ultimo della stagione 2023/2024 è stato il romanzo Gente alla buona di Mattia Grigolo. La storia di un borgo qualsiasi, nella campagna lombarda, uno di quei paesi dove tutti si conoscono e la gente mormora. Due generazioni contrapposte, con un eveno traumatico in mezzo a separarle, o forse unirle. Il romanzo si prende il suo tempo inizialmente per dare spazio a ognuno dei personaggi principali, molti dei quali sono una sorta di archetipo dei piccoli paesi (il matto, il prete, il contadino, il becchino) e la vicenda principale che fa da motore a tutto ci mette un po' a uscire sulle pagine. Nonostante ci sia una sorta di mistero alla base, in realtà la ricerca della soluzione non è il punto della storia, e quando la otteniamo è quasi anticlimatica, non risolve niente e anzi ci fa sentire ancora più privi di appigli, perché ora che sappiamo non abbiamo idea di cosa dovrebbe succedere (probabilmente niente). In questo senso il libro riproduce bene le dinamiche di questi posti in cui tutto cambia per rimanere sempre uguale. Manca forse un po' di mordente, perché la storia di per sé non è fatta per catturare e la scrittura non ha particolari guizzi (ho letto altro di Grigolo, e so che può essere più incisivo di così), per cui in diverse occasioni si ha la sensazione che si sarebbe potuto chiudere tutto molto prima, e che il racconto sia il pretesto per una sessione di autoanalisi. La presentazione comunque è stata una delle più divertenti che mi è capitato di condurre, e abbiamo potuto parlare dei personaggi dei rispettivi paesini di origine. Voto: 6.5/10

 

Altro libro di cui avevo già visto il film prima, e a me Cloud Atlas delle Wachoswski era anche abbastanza piaciuto, in controtendenza all'impressione generale. Avevo da tempo il libro di David Mitchell e mi sono deciso a iniziarlo. Interessante la struttura "nidificata" con le epoche che progrediscono dal passato verso il futuro e poi indietro, con il futuro remoto postapocalittico come cuspide di questa progressione. Veramente interessante il gioco letterario di usare forme diverse di narrazione, dal diario alle lettere al noir alla confessione, con le rispettive variazione della lingua e del tono delle storie. Non tutte le storie hanno lo stesso valore, in particolare la prima che apre e chiude il volume forse è proprio la più insipida, anche perché tra quando si inizia e quando si termina sono passate centinaia di pagine e non ci si ricorda nulla. Nel complesso però il gioco funziona, e il messaggio delle storie personali che attraversano le epoche e ispirano chi viene dopo a fare la propria piccola parte è motivazionale ma non consolatorio. Il climax della parte centrale del libro, con la storia nel futuro remoto, l'ho trovato abbastanza commovente, anche grazie ai title drop sapientemente distribuiti. Un romanzo ambizioso, che anche se non è riuscito al 100% merita sicuramente la lettura (come il film, del resto). Voto: 8/10

 

A distanza di qualche anno dalla mia ultima incursione nel Regno di Taglia, ho ripreso la serie di Luca Mazza/Jack Sensolini perché a breve uscirà l'ultimo capitolo. Ho letto quindi Apocalemme, che rimette l'etica e l'epica nella saga che vantava niente di epico e niente di etico. La storia segue da una parte Re Sudario, impegnato nella sua guerra santa (cappiata, in quanto guerra nel nome del messia impiccato) alle porte dell'inferno, contro schiere di demoni ispirate ai semi della briscola. Sì, è esattamente così, ci sono scartini, fanti e re di bastoni, spade, coppe e denari, ognuno con raffigurazioni e poteri particolari. Dall'altra parte ci sono i Fratelli di Taglia, la lega di mercenari senza affiliazione che devono decidere se riunire le forze per combattere l'imminente minaccia che straripa dall'inferno. Il livello di questo testo mi sembra di molto superiore a quello di Vilupera, che pure era elevato. Se in quello si indugiava più nel citazionismo e nell'esagerazione, qui anche grazie a una costruzione più solida del mondo che si è accumulata andando avanti nel progetto, la storia assume una sua identità autonoma, e l'audacità letteraria porta a qualcosa che credo non si sia mai visto nel fantastico italiano. Continuano a esserci esagerazioni e catchphrase, caricature e splatter, ma è tutto estremamente serio nonostante la frivolezza, così che si riesce a ridere e appassionarsi allo stesso tempo. Un equilibrio sottile ma perfetto tra la farsa e il dramma, che mi ricorda gli spaghetti western (che io adoro). Probabilmente non tutti gli appassionati dei fantasy lo apprezzerebbero, e ci sarebbe una bella schiera di trigger warning da premettere, ma questo libro e questa serie, a mio avviso, è una delle poche cose che potrà rimanere del fantastico italiano di questo decennio. Voto: 9/10


Hallucigenia

Era da un po' che non mi coinvolgevano in un'antologia, anche perché ultimamente mi sto tirando indietro da vari progetti perché il tempo e la voglia mancano sempre di più. Tuttavia quando il buon prof aretino Andrea Berneschi, con cui ho condiviso alcuni dei miei primi passi editoriali (faceva parte di quel gruppo variegato con il quale è uscita la mia prima antologia Spore e la sua prima antologia Necroniricon), mi ha proposto di scrivere un racconto "fantasy psichedelico", io ho risposto "checazzo vuol dire". Poi mi ha spiegato che voleva dei racconti fantastici surreali e allucinati, che forse più che fantasy penso che si possano inquadrare nell'ambito del weird che tanto ingloba tutto quello che è oco definibile, ispirati da Dalì, Bosch, Jodorowsky. È  stato a causa sua che mi sono procurato e ho letto L'Incal, e questo avveniva alcuni anni fa perché il progetto era nato prima con una certa intenzione, si è perso per la strada e poi è stato recuperato e finalmente ha trovato la sua via nell'antologia Hallucigenia.


Che poi, chiedi a me di partecipare a una raccolta che porta come titolo il nome di una enigmatica creatura preistorica della notte dei tempi, cioè, stiamo a posto proprio. Onestamente non ho letto niente degli altri racconti presenti, ma ci sono nomi interessanti che si muovono nel sottobosco sia dell'editoria tradizionale che self, come gli stessi curatori Andra Berneschi e Michele Borgogni, ma anche Lorenzo Davia, Giorgio Smojver, Ambra Stancampiano, Flavio Torba, Stefania Toniolo. Insomma le prospettiva sono buone. L'introduzione è di Cristiano Saccoccia e abbiamo endorsement e blurb di Vanni Santoni.

Il mio racconto che chiude la racoclta (presumo per mere questioni alfabetiche) è Il canto della gigattera, una storia di guerra in cui il protagonista è un gastronauta (sic), un pilota di balene che per dirigere queste bestie sottomarine deve farsi ingoiare e sottoporsi a una digestione controllata che gli permette di entrare in contatto con il loro subconscio... e potenzialmente con quello del padre morto digerito da quella stessa gigattera prima di lui.

Trovati Hallucigenia su amazon, in ebook e cartaceo, in sconto fino al 17 luglio.


Doctor Who 14x07+08 - The Legend of Ruby Sunday + Empire of Death / Il dio della morte + Morte e rinascita

Forse se avessi fatto il commento separato per i due episodi che fanno da finale di stagione la prospettiva sarebbe stata diversa, ma visto che ero in ritardo di una settimana, recupero così. In ogni caso fondamentalmente sul primo del doppio episodio c'è poco da dire, visto che tutto si concentra sull'investigazione del mistero di "Susan", la donna che compariva continuamente nel corso della stagione in varie occasioni, e della madre di Ruby che la abbandona davanti alla chiesa la notte di natale 2004 e che è impossibile da identificare. Tutto questo avviene grazie all'aiuto della UNIT, con Kate Stewart e Mel che avevamo già rivisto in The Giggle. Il Dottore ha motivo di sospettare che quella Susan sia sua nipote, abbandonata sulla Terra migliaia di anni prima, anche perché ha fondato un'azienda che si chiama Triad Technology, e quindi S. Triad = Tardis. Per qualche ragione crede che il mistero di Susan e quello di Ruby siano collegati, quindi li investiga in parallelo finché scopre che Susan non c'entra niente con tutto questo ed era solo una trappola preparata dal vero nemico, che era S. Tech = Sutekh.


Sutekh è uno dei villain storici della serie classica, per la verità comparso in un unico episodio The Pyramids of Mars con il Quarto Dottore, tuttavia è rimasto impresso perché era uno dei più potenti esseri mai affrontati e che inizialmente aveva avuto la capacità di sottomettere il Dottore. Alla fine era stato "esiliato" nel time vortex e quindi si presumeva che fosse rimasto lì per sempre. A quanto pare invece, fin da allora Sutekh si era agganciato al Tardis e quindi aveva viaggiato con il Dottore per tutto il tempo e solo adesso si rivela con i suoi araldi di morte per annientare tutta la vit dell'universo, poiché in quanto dio della morte questo è il suo unico scopo.

The Legend of Ruby Sunday si conclude con il cliffhanger della rivelazione del nemico, ma l'inizio di Empire of Death rende subito chiaro che le stakes saranno basse perché a tre minuti dall'inizio tutto il cast secondario (a parte Ruby e Mel) viene eliminato: Kate, Rose Noble, vari compagni e amici della UNIT, tutti polverizzati (oltre, presumiamo, anche al Quattordicesimo Dottore con la faccia di Tennant che è ancora lì da qualche parte...). Di qui si deduce che l'episodio finira con un reset totale della situazione, e quindi tutta la tensione si dissipa. È chiaro che ci aspettiamo che il Dottore in qualche modo risolva sempre la situazione e sconfigga anche il dio della morte, ma mostrando subito una devastazione così totale, si perde completamente l'ansia che qualcosa di definitivo possa succedere davvero.

Purtroppo i problemi di questo episodio non si fermano qui, perché quello che segue è una serie di eventi inconsequenziali e incoerenti. Per qualche ragione Sutekh stesso (che è il dio della morte e che non desidera altro che l'annientamento di tutta la vita) è ossessionato dall'identità della madre di Ruby, e non uccide in maniera rapida lei e il Dottore solo perché cerca questa rispota. Il Dottore stesso è convinto che la soluzione a tutto il mistero stia lì (un sillogismo che non ha nessun fondamento), e quindi la sua preoccupazione principale di fronte all'universo completamente privo di vita è scavare ancora nei ricordi di Ruby o farle un test del DNA per scoprire chi è sua madre. Questa scoperta è così importante che permette al Dottore e Ruby (dopo che anche Mel è stata posseduta da Sutekh) di avvicinrsi al dio della morte e metterlo al guinzaglio. Letteralmente, al guinzaglio. Perché ha la forma di un cane, capito?

E quindi lo agganciano al Tardis (che peraltro finora era "in suo potere" era "il suo tempio" e non sarebbe "mai stato suo di nuovo") e lo portano a correre nel time vortex. Questo per qualche ragione resetta gli effetti della polvere di morte che aveva diffuso (la spiegaizone è che "death of death is life", e anche se possiamo accettare questa doppia negazione, non è chiaro in che modo trascinare Sutekh nel vortice debba innescare questo effetto, tanto più che il vortice Sutekh lo ha attraversato per millenni aggrappato al Tardis). Quindi Sutekh si disspia, venti minuti e due incontri dopo la sua rivelazione nel finale dell'episodio precedente. Tutti vivono, tutti felici.

C'è ancora da risolvere il mistero della madre di Ruby. Che si rivela essere: nessuno. Nessuno di speciale, così come Ruby. Non ha niente di speciale, ed era speciale solo perché loro le stavano dando importanza. Non è cozy e confortante? Che bel messaggio...

...se non fosse che non è stato il pubblico a pensare che la madre di Ruby fosse speciale, ma è stato lo show a puntare continuamente in quella direzione. Ruby faceva nevicare soltanto pensando a sua madre, il segreto sepolto dentro di lei ha fermato il dio della musica Maestro che ne era rimasto spaventato, la madre di Ruby sfuggiva all'identificazione del Tardis e del dio della morte, ha alterato i ricordi del Dottore durante il loro incontro nel 2004 e inoltre aveva fatto quell'azione dramamtica di puntare verso il Dottore/Tardis/qualcosa come un avvertimento e hanno passato un'intera puntata a investigare questa cosa.

Per cui arrivare a dire che la madre era solo una ragazzina quindicenne che la notte di natale vestita con un mantello con cappuccio va ad abbandonare la figlia davanti una chiesa e poi indica il cartello col nome della strada per dare il nome alla bambina e non ha niente di speciale nessun potere nessuna backstory nessun segreto, non ha assolutamente senso. Non tanto perché dovesse esserci la grande sorpresa, ma perché ciò che è stato settato all'interno della storia contraddice completamente la risoluzione che è stata data. E non si può giustificare con il fatto che questa cosa è "tematica" e porta il messaggio ("tutti possono essere speciali") ma è stata ottenuta con l'inganno e non chiarisce alcune delle dinamiche che sono state presentate (la nove, l'alterazione dei ricordi, la mimesi). Inoltre non ha senso nemmeno dal punto di vista mondano, perché le azioni della madre di Ruby durante l'abbandonon della figlia non sono affatto plausibili per il contesto.

Qui Davies ha portato avanti dei misteri e li ha trattati tutti come red herring, false piste che non avevano una soluzione e non intendono averla. Il mio sospetto in realtà è che abbia cambiato idea tr l'episodio di natale con i goblin e questo, e quindi la scena dell'abbandono è cambiata (e non ha potuto fare finta di nulla) ma non aveva una soluzione pronta e quindi l'ha trattata così. Questa però non è una soluzione soddisfacente, è incoerente e anche disonesta perché si basa su una costruzione portata avanti con estrema attenzione dalla storia per poi dissolverla in niente. E sarebbe più accettabile se quella della madre di Ruby fosse una storyline collaterale, ma è integrale alla disfatta del villain epico che è stato riesumato dall'alba dei tempi, per cui non si può trattarla come una spetto secondario. Aggiungendo a questo anche il red herring su Susan, diventa del tutto inaccettabile.

La verità, e sarebbe il caso che il fandom di DW lo accettasse, è che RT Davies non ha mai saputo scrivere archi narrativi. Non ho mai capito come si sia diffusa questa idea che Davies sapesse scrivere le stagioni e Moffat i singoli episodi, perché la costante nelle stagioni e nei finali di Davies è al contrario un anticlimax totale. L'unico arco degno di questo nome della tenuta di Davies è stato quello di Harold Saxon, per il resto da Bad Wolf in poi non c'è mai stato niente di efficace, coerente e ben programmato, ma sono sempre state rivelazioni con vaghi foreshadowing sparsi a caso nel corso degli episodi precedenti. Al contrario tutto l'arco di Melody Pond, delle crepe nell'univeros, dei Silence, anche dell'ibrido, ma addirittura il Timeless Child, per quanto abominevole, aveva comunque più senso e coerenza in quanto arco narrativo. Questo no.

Questa stagione nel complesso è stata più che soddisfacente, nei commenti degli episodi precedenti ho epsresso tutto il mio apprezzamento, ma questo finale è uno dei peggiori, mi sbilancio a dire anche peggiore di quelli di Chibnall, che per quanto deludenti almeno davano delle risposte. Non sto dicendo che rimpiango Chibnall, assolutamente, i suoi episodi eran insipidi e non sapeva come gestire il Dottore e le potenzialità dello show, cosa che Davies invece è capace di fare, ma questa conclusione nello specifico è davvero detestabile.

In tutto ciò, alla fien dell'episodio Ruby se ne va e il Dottore piange (ancora: va bene che questo è un Dottore molto emotivo, ma non è che gli deve scendere la lacrimuccia ogni volta), eppure sappiamo già che Millie Gibson sarà presente nella prossima stagione quindi... non se ne va davvero? Insomma anche qui sembra che siamo davanti a qualche red herring. Intanto aspettiamo l'episodio di natale, che tonerà in mano a Moffat, per grazia di dio.

Nel complesso il primo episodio del finale è sufficiente, ma il secondo terribile per cui la media di questo finale è un voto 5/10