Primavera di letture variegate. Alcune non ve le aspettate, garantisco. E alcune altre se le rispettive autrici sapessero di essere accomunate in un post darebbero di matto. Così va la vita.
Premetto che odio Italo Svevo e la sua collana di libri da tagliare. Mi dispiace, non la reggo questa idea, questo feticismo per l'oggetto-libro da prof di lettere di liceo classico. Infatti le pagine non tagliate di
Lingua madre non le ho aperte io, ma sono stato aiutato da una persona con più pazienza e passione per la cartoleria. (Mi si dice che IS ha smesso di fare i libri così e le ultime uscite hanno le pagine normali: grazie). Ciò detto, ho voluto legger questo romanzo di
Maddalena Fingerle per una congiunzione particolare: il completamenteo della mia Trilogia delle Lingue (vedi sotto) e la sua presentazione che avrei dovuto condurre a fine marzo (vedi ancora più sotto); also: funghi in copertina. La storia di
Lingua madre è quella di un giovane bolzanino cresciuto in un paese di bilinguismo che però proprio nella lingua trova tutto il suo disagio, infatti non riesce a sopportare l'uso "sporco" che viene fatto delle parole, e questa sua fissazione diventa un'ossessione che porterà a risvolti drammatici nel finale. L'idea è valida e si aggancia bene al concetto di identità e appartenenza, e l'ossessività del protagonista è ben resa, tuttavia ho avuto l'impressione che la parte centrale della storia vagasse un po' a vuoto, attendendo il momento in cui le cose si sarebbero poi compiute verso la fine. Comunque una lettura piacevole e stimolante anche per lo stile ben controllato.
Voto: 7/10Poi, la tragedia. Scusa Maddalena per averti messo sopra e sotto
Colleen Hoover. È andata così signori, a gennaio sono stato ospite dell'evento Ape Booktok a Viterbo (se volete recuperare
c'è il video qui) e dopo l'amabile chiacchierata, la host Arianna mi ha regalato non uno ma
due libri:
La Strada di McCarthy e
It Ends With Us di Hoover. Se non avete familiarità con questo titolo, si tratta di uno dei maggiori successi mondiali degli ultimi anni, inquadrabile nel genere "dark romance", ovvero storia d'amore tormentata di protagonisti coi probbblemi, e trallaltro è da poco uscito il trailer del film che arriverà tra qualche mese, perché ovviamente ci fanno il film. Colleen Hoover è amatissima e odiatissima e questo libro in particolare ha ricevuto grande visibilità soprattuto negli ambienti booktok, nel bene e nel male. La storia è quella di una ventenne che si trasferisce a Boston e qui trova l'amore a prima vista di un neurochirurgo megaricco e strafigo che normalmente non si innamora ma per lei fa un'eccezione. Ah, e ogni tanto alza le mani. Quindi il racconto segue l'evolversi di questa relazione tossica con il partner abusivo e il modo in cui la protagonista giustifica le sue azioni. Ora: il tema è delicato, e certasmente bisogna essere sempre cauti ad approcciarlo. E Hoover scrive di merda, è la scrittura tipica delle fanfiction. Il libro quindi
non è bello. Tuttavia, rispetto a cosa avevo sentito dire, ovvero che fosse diseducativo perché romanticizzava le relazion tossiche, che minimizzava le violenze e gli abusi, che promuoveva la sottomissione delle donne, ho trovato tutt'altro. La storia è raccontata dal punto di vista di una ragazza che,
proprio perché si trova in un rapporto tossico tende a giustificare le violenze del partner, almeno fino al momento in cui si rende conto di quello che sta succedendo e quidi riesce a troncare. Non mi sento di poter confermare che sia diseducativo e pericoloso, anzi l'ho trovato fin troppo didascalico nel veicolare questo messaggio. Del tipo che non lo si può proprio mancare, non c'è verso che non si capisca cosa vuole dire. Ci sono tanti motivi per odiare questo libro e Colleen Hoover, ma il fatto che promuova gli abusi domestici, no, davvero. Al netto di tutto ciò, è comunque una sofferenza di lettura, quindi non gli si può dare più di un voto
4/10Come dicevo, a fine marzo mi sono trovato a presentare l'ultimo romanzo di
Maddalena Fingerle alla libreria Il giardino delle parole
di Pistoia (passateci, nda), e per questo mi ero preparato leggendo
Lingua madre ma poi ho dovuto leggere anche quello oggetto della presentazione, cioè
Pudore. Questo romanzo racconta la storia di una ragazza abbandonata dalla sua compagna, che però non riesce a staccarsi da questa relazione e mantiene il legate cercando trasformarsi in lei: si veste come lei, si trucca come lei, si mette una parrucca come la sua, prova a parlare come lei (ma non ci riesce). In tutto questo possiamo vedere che la protagonista comunque ha una vasta schiera di problemi psicologici e relazionali, molti dei quali derivanti dal suo rapporto con la famiglia che da una parte detesta ma dall'altra non riesce a lasciare. Anche qui, la sensazione che avevo avuto con l'altro libro è simile, ovvero un'idea di base forte, una scrittura capace di trascinare nell'ossessione, e una risoluzione finale improvvisa e drammatica... ma nel mezzo un po' di vuoto, quasi che non si sapesse come riempire il tempo che deve passare dalla situazione iniziale della stori alla sua conclusione. Quasi come se avesse potuto essere un racconto, o al più una novella, piuttosto che un romanzo. Sommato al fatto che qui la situazione è molto più quotidiana e non c'è quella traccia di bizzarria dell'altro romanzo,
Pudore mi è parso inferiore al precedente, e per me si assesta su un
voto 6/10Il terzo libro della Trilogia delle Lingue (il primo, se ve lo state chiedendo, era
Lingua nativa) è
Lingua Ignota di
Hildegard Von Bingen / Huw Lemmey / Bhanu Kapil, che è il primo libro che leggo della casa editrice Timeo che fa roba fuori di testa (tipo il romanzo di Nicolas Jaar, di cui ho parlato occsaionalmente anche qui nelle sue vesti di dj [quando ancora su questo blog parlavo di
musica *sigh*]). Ho messo tutte queste autrici perché Ildegarda di Bingen e le sue visioni sono l'ispirazione principale, intorno a queste è costruita sia la biografia poetica di Bhanu Kapil sia il racconto postapocalittico di Huw Lemmey. Difficile dire con precisione cosa si trovi in questo libro: rivelazione, fine del mondo, morte, rinascita, comunicazione, anticapitalismo, misticismo, epifania, femminismo, vuoto. Devo dire però che seppure affascinato dal tema e dal personaggio centrale, il libro mi è parso un po' disgiunto, i tre blocchi messi insieme (c'è anche una sorta di ted talk finale) non sembrano davvero coesi, e anche se ruotano intorno a Ildegarda sembrano puntare in direzioni diverse. Il racconto principale (quello di Lemmey) forse è un po' diluito e si trascina un po' troppo, e forse ha anche una bassa densità di Hildegard. Insomma, mi piace l'idea di aver letto questo libro e di poter parlare di questo libro, ma non sono sicuro che consiglierei la lettura di questo libro.
Voto: 6.5/10Siccome non vogliamo farci mancare una presentazione al mese, ad aprile mi sono trovato a presentare alla libreria Ornitorinco di Firenze (andateci, nda) due tardigradi di Eris:
Creature dell'assenza di Bernareggi/Riva (di cui avevo già parlato [peraltro linkando il post noto ora che era nello stesso periodo in cui leggevo la biografia dello stesso Nicolas Jaar citato sopra]) e
Il focolare è una bestia affamata di
Angelo Maria Perongini, che mi sono letto per l'occasione. Si tratta di una novella ambientata nel giorno di natale, con il protagonista fuori sede che torna a casa della mamma piuttosto controvoglia per il pranzo coi parenti, e qui si instaura la solita dinamica di conflitti familiari causati soprattutto dal rancore della sorella per l'averla abbandonata con la mamma demennte senile. Sembrerebbe che tutto ciò non abbia niente di fantastico, quando verso metà la nipotina sparisce e la casa stessa inizia a manifestare strane proprietà. Nel complesso, la migliore definizione che ho trovato durante la presentazione è stata "
Parenti serpenti incontra
The Others". Forse ci mette un po' a ingranare, ma poi accelera bene nella parte finale.
Voto: 7/10Satollo di tutta questa narrativa, ho deciso di prendere qualche lezione da
Philip Pullman e mi sono letto il suo
Daemon Voices, che non è un manuale vero e proprio ma una raccolta di articoli, saggi, interventi, introduzioni che l'autore di
Queste Oscure Materie ha tenuto nel corso della sua carriera, su temi assortiti intorno alla scrittura, i libri per ragazzi, il fantastico, le fiabe, la poesia, l'arte e
Paradise Lost. Ho trovato degli spunti interessanti, che credo approfondirò altrove, probabilmente sul canale youtube per dedicargli lo spazio che meritano. A parte forse tutti i pezzi dedicati alla poesia di Milton (interessanti per carità, ma un po' offtopic), credo che sia un volume utile soprattutto a chi vuole scrivere fantasy e ha bisogno di farsene una prospettiva dall'esterno del genere, visto che Pullman stesso non si dichiara appasionato di fantasy e anzi ne sarebbe rimasto volentieri fuori fino a quando non si è accorto che ne stava scrivendo uno.
Infine un altro libro che mi tenevo sul kindle da un po', e che ho voluto provare per approfondire la narrativa sulle api:
The Last Beekeper è il primo volume della serie
Silenk Skies di
Rebecca J. Farnley, una storia ambientata in un mondo postapocalittico (non ho capito con certezza se è la Terra o un altro pianeta) flagellato dal cambiamento climatico, in cui insetti e uccelli sono estinti e le sparute comunità di umani si barcamenano come possono cercando di tirare fuori un raccolto (impollinando manualmente i fiori) anno per anno. Tutto ciò finché il fratellino della protagonista non scopre una singola ape regina (o meglio, un bombo) che da sola può dare vita a un'alveare e quindi aiutare in modo determinante la sopravvivenza della comunità. Il problema è che questo sarebbe un vantaggio troppo grande che le altre tribù vorrebbero evitare, ed è la ragione per cui decenni prima si è scatenata una vera e propria guerra che ha sterminato tutte le api e insetti impollinatori. La storia è scritta con un ritmo avvincente e riesce a trascinare, tuttavia ci sono alcuni cliché relazionali che servono a forzare conflitti insesitenti, oltre che un paio di occasioni in cui è evidente che la protagonista stia sbagliando nelle sue decisioni ma il fatto che le cose fossero diverse viene presentato come una grande rivelazione, che invece non è. Nel complesso una storia onesta e soddisfacente, anche se non mi ha lasciato con una voglia così soverchiando di proseguire la saga.
Voto: 7/10