Rapporto letture - Luglio 2015

Ma come, il rapporto letture di luglio quando luglio non è ancora finito? Ma siamo fuori di testa!? Dov'è finita la logica, dove andremo a finire di questo passo, cosa ne sarà di questo blog se si inizia a fare cose del genere!!??

Allora, calma, intanto oggi è il 31, e a meno che tra un paio d'ore non avvenga un big crunch che lasci nell'universo solo me e il mio attuale libro in lettura, non credo che riuscirò a finirlo, quindi i libri letti a luglio sono già definiti. Inoltre, ad agosto ho intenzione di dedicare il mese a post più "leggeri", il blog rimarrà attivo ma sapendo che siete tutti in ferie chi me lo fa fare di sbattermi visto che non lo leggerete? Ho pensato quindi anticipare di un giorno il resoconto delle letture del mese scorso... ops, in corso, cioè in dirittura d'arrivo.


Si inizia con la lettura dell'ultimo romanzo di William Gibson (attualmente inedito in Italia, ma di solito lo traducono a distanza di un paio d'anni). The Peripheral, per farla breve, è una storia di viaggi nel tempo, ma non nel modo in cui sono intesi di solito. L'unica cosa che può passare da un'epoca all'altra (grazie a un misterioso server cinese) è l'informazione, ma niente di fisico. Questo permette però di aprire comunicazioni con il passato, e anche attivare una forma di telepresenza, grazie alla connessione con i peripheral, sorta di avatar biorobotici. La storia si svolge quindi su due piani temporali separati da settant'anni, entrambi collocati nel nostro futuro. La ragazza del "passato" assiste a un omicidio avvenuto nel "futuro", ed è quindi coinvolta nelle indagini per risolvere il caso. L'intervento dal futuro comporta però seri sconvolgimenti economico-finanziari nel passato, soprattutto quando una fazione avversa interviene (in entrambe le epoche) per impedirle di collaborare alle indagini. Ci vuole un po' per entrare nella prospettiva di questo romanzo, io ho dovuto superare 90 pagine per poter iniziare a capire cosa veniva raccontato. Probabilmente ha contribuito anche lo stile di Gibson (che leggevo in inglese per la prima volta), che non è affatto facile, ricco di sigle, espressioni colloquiali (che in verità credo non siano immediate nemmeno per i madrelingua) e scarso di pronomi. Lo sforzo iniziale però ha ripagato, perché la storia si fa da una parte avvincente e dall'altra stimolante dal punto di vista speculativo. Un "ritorno alla fantascienza" (dopo la serie di Bigend che di sf aveva ben poco) a mio avviso riuscito. Voto: 7.5/10


Secondo libro letto è De Bello Alieno, romanzo di esordio di Davide Del Popolo Riolo con cui l'autore ha vinto diversi premi. Come si evince dal titolo, si tratta di un libro ambientato in epoca romana, più precisamente un'ucronia in cui Giulio Cesare, espulso dalla vita politica, si dedica invece alle scienze e diventa un inventore e imprenditore, avviando in pratica una rivoluzione industriale con diversi secoli d'anticipo. Il tutto è poi complicato da un'invasione aliena in stile Guerra dei mondi (anzi, il prologo è praticamente lo stesso), contro la quale i romani sono gli unici a poter combattere. La storia è scritta in forma epistolare, con più personaggi e voci narranti che si scambiano comunicazioni ufficiali e personali, cosa che da una parte rende più difficile l'immedesimazione nella vicenda (non c'è un unico punto di vista e non ci sono eventi narrati "dall'interno"), ma dall'altra contribuisce a rendere meglio i meccanismi e le convenzioni di questo mondo ibrido tra epoca romana e vittoriana. Giulio Cesare, che pur essendo il protagonista delle vicende non ne è mai voce narrante, in realtà risulta piuttosto antipatico, ma questo non è un problema, e credo che in fondo lo fosse davvero... d'altra parte quando muori accoltellato da tuo figlio adottivo, forse non sei proprio un best buddy. A mio avviso ci sono un paio di aspetti non del tutto sviluppati a dovere: in primo luogo, pur ammettendo le eccezionali invenzioni introdotte da Cesare, sembra un po' uno stretch che ci sia stato il tempo di costruire intere linee ferroviare, telegrafiche, e in generale "industralizzare" il mondo; inoltre gli invasori alieni a volte assumono un ruolo marginale, non rappresentano quasi mai una minaccia concreta, e pur essendo micidiali la loro avanzata non sembra influire seriamente su Roma, rimangono un problema di cui occuparsi occasionalmente. Insomma, non si sente il panico che ci si aspetterebbe il loro attacco dovrebbe provocare, soprattutto considerando il livello culturale dell'epoca. Certamente il libro contiene molte citazioni e interessanti utilizzi di personaggi storici reali, ma non essendo esperto né appassionato di storia romana non ho potuto coglierli. In ogni caso il libro merita per l'originalità e la forma, ed è uno di quelli che si prestano ottimamente a un seguito. Voto: 7/10


Ci affranchiamo dalla fantascienza e passiamo a qualcosa di... ehm, di diverso, perché definire il genere di Un tebbrilie intanchesimo e altri rattonchi (rileggetelo bene) credo sia impossibile. Questo libricino pubblicato da Gorilla Sapiens contiene una serie di brevi racconti tra il nonsense e il surreale, nei quali non è tanto la trama ad essere centrale ma la lingua, le parole, i significati immediati e secondari, alternativi, sottintesi. Per questo è difficile definire le storie contenute, che comunque risultano tutte abbastanza divertenti, se si ha la predisposizione per questo genere di surrealismo letterario. Per certi versi mi ha ricordato alcune cose scritte da Giobbe Covatta, unico comico di professione di cui apprezzo anche le incursioni letterare. Trallaltro ho assistito ad alcune esibizioni "live" dell'autore Carlo Sperduti al festival La Serra Trema (è stato questo a invogliarmi a leggere il libro). Il mio voto è positivo, ma mi rendo conto che è molto influenzato dal gradimento per questo tipo di scrittura, che certo non è universalmente apprezzata. Voto: 7.5/10


Altro autore italiano, stavolta un collega factoriano, Andrea Di Meo. Il romanzo SB 15395 - Storia di un redattore, inizia con la descrizione proprio dei redattori, minuscole creature invisibili che seguono gli umani (uno per ogni persona e per ogni giorno vissuto) annotando ogni azione da loro compiuta nel corso della giornata. La storia segue SB 15395, il redattore del 15395° giorno della vita di Simone Bennati, semplice impiegato dell'ufficio acque che si troverà coinvolto a sua insaputa in una serie di omicidi. La trama segue tanto le vicende di SB (e degli altri redattori) che quelle di Simone, tra loro interdipendenti. La cosa più interessante del romanzo è proprio la figura e il ruolo dei redattori, che in tre soli giorni di vita hanno la missione di seguire gli uomini in ogni loro più banale azione, fungendo da archivio completo e assoluto di tutto quanto avviene. Il tema portante del libro è sicuramente quello della memoria, e di come anche i particolari più insignificanti possano invece rivelarsi essenziali. Questo emerge soprattutto nelle fasi finali, in cui si assiste alla fine del lavoro di SB 15395. Forse appare un po' forzata nell'economia del romanzo la sottotrama "thriller", anche se poi anche questa si ricollega al tema principale. Voto: 7/10


Torniamo alla fantascienza, con un romanzo di Arthur Clarke che ancora non avevo letto (mi ritrovo a scoprire che ce n'è sempre qualcuno che mi manca...). Con il consueto rigore scientifico a cui ci ha sempre abituato, in questo libro Clarke racconta la storia della costruzione dell'ascensore spaziale, un'altissima torre che collega la superficie a un satellite geostazionario e permette così di raggiungere lo Spazio esterno con costi minimi (un progetto effettivamente studiato da più ingegneri spaziali). La storia si intreccia inizialmente con la storia/leggenda dello Sri Lanka (non so bene se si tratti di miti veri o inventati dall'autore), e solo dopo l'iniziale ostilità il protagonista potrà davvero iniziare la costruzione della torre. Come sempre Clarke riesce a rendere appassionanti gli aspetti puramente tecnici della faccenda, e il libro risulta così molto facile da assimilare. Mi è sembrata però fuori luogo l'introduzione del satellite alieno di passaggio dal Sistema Solare con cui l'umanità ha un breve scambio di battute, ma che di fatto non ha nessun impatto sulla storia principale. Sembra quasi materiale per una storia differente che è stato inserito all'interno di questa storia per assenza di collocazioni migliori. Al netto di questo, rimane comunque un buon libro. Voto: 7/10

Coppi Night 26/07/2015 - Sfera

Sfera è un film che ho visto forse una decina di volte, e fa parte della limitata collezione di dvd di cui sono in possesso. Va da sé che è un film che apprezzo molto, e anche se avevo puntato più su altri titoli (la scelta dei film stava a me, e avevo selezionato una serie di film interpretati da Dustin Hoffman), l'ho comunque rivisto volentieri.

Quello che mi piace in questo film è come idee differenti si accumulano facendo cambiare registro alla storia più volte in corso di svolgimento. [Seguono leggeri spoiler nelle righe restanti di questo paragrafo] Si inizia con un presunto incidente aereo in mezzo all'oceano; si scopre che si tratta invece di un'astronave aliena sepolta da tre secoli; si passa all'ambiente sottomarino; si scopre che l'astronave è umana, implicando il viaggio nel tempo; si scopre la Sfera; emerge l'entità intelligente Jerry; iniziano gli attacchi all'habitat; si scopre che Jerry è umano; i sopravvissuti sospettano l'uno dell'altro; si decide la fuga finale. Tutti questi passaggi comportano un cambio nella prospettiva di chi guarda il film, e non è facile (soprattutto alla prima visione) assimilare gli stordimenti successivi, quando sembra che la storia non abbia una direzione precisa. Si inizia pensando "ah, è un film su un ambiente sottomarino" poi diventa "ah è un film sugli alieni - ah è un film sui viaggi nel tempo - ah è un film sul contatto con altre intelligenze - ah è un film sul potere della mente" e così via.

Il fatto di ambientare tutto in un habitat sottomarino permette di mantenere la storia sulla Terra, ma di fatto la vicenda si svolge in un ambiente alieno, dove i parametri fisici a cui siamo abituati (temperatura, pressione, densità, luce, vibrazione dell'aria) sono diversi, il che è come ambientare la storia su un astronave o un altro pianeta. Non è questo l'unico film in cui il mondo sottomarino viene presentato come alieni (vedi The Abyss), ma qui a mio avviso il parallelo tra l'alieno che abbiamo intorno e quello che abbiamo dentro è più efficace. Non che il fatto che la storia si svolga sulla Terra metta in pericolo le premesse fantascientifiche della storia, anzi, di tematiche ricorrenti del genere ce ne sono diverse concentrate.

Ho letto il romanzo di Michael Crichton da cui questo film è tratto molti anni fa, per cui non riesco a ricollegare bene la versione letteraria a quella cinematografica, ma ricordo che anche il libro mi piacque abbastanza. Certo era più approfondito, soprattutto nei dettagli del primo contatto con Jerry (la decifrazione del codice la ricordo molto più lunga) e sul tema di fondo del potere creativo dell'intelligenza, ma anche in questi aspetti il film se la cava dignitosamente. Credo che sia uno di quegli scarsi esempi in cui il film risulta all'altezza del libro (per altri casi virtuosi consultate l'apposita rubrica).



Una cosa curiosa che ho notato, rivedendolo adesso, è un'affinità di tematiche abbastanza marcata tra questa storia e il mio Dimenticami Trovami Sognami, in particolare per quanto riguarda l'idea del potere creativo (anche non volontario) dell'intelligenza. Come al solito non maschero le influenze rintracciabili nel mio romanzo, a maggior ragione quando sono inconsce (non lo avevo realizzato fino a quando non ho rivisto il film), per cui se vi è piaciuto Sfera può darsi che vi piacci anche il mio libro. Fine del messaggio promozionale.

DTS al Premio Microeditoria di Qualità 2015

Quelli di Zona 42 non stanno fermi un attimo, e io mi trovo ogni dieci giorni a ricevere messaggi del tipo "ehi, ti abbiamo iscritto a questo concorso", "oh, guarda che tra due settimane siamo qui"... sarà che sono l'unico autore che possono scarrozzare in giro a loro piacimento. E così, mentre Dimenticami Trovami Sognami è presente nella biblioteca di Harvard, e i diritti cinematografici sono stati già acquisiti da Spike Jonze (attenzione: una sola delle affermazioni precedenti è vera, scoprite quale), scopro ora di essere anche candidato al Premio Microeditoria di Qualità 2015, indetto dalla Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese.

DTS quindi è in concorre insieme ad altre 161 libri (suddivisi in varie categorie), ed è a occhio e croce l'unico titolo di fantascienza dell'intera competizione. La votazione, a quanto mi è dato di capire, si svolge solo all'interno delle biblioteche del circuito: bisogna prendere in prestito il libro in una delle biblioteche e poi inviare la scheda di valutazione, che riguarda non solo l'opera ma anche l'oggetto (qualità dell'edizione e della copertina). Il tutto convoglierà poi nella prossima edizione del Festival della Microeditoria di Chiari, a novembre.




Non so quanti di voi sono delle zone interessate, ma come potete vedere nella scheda di DTS (dove è simpaticamente indicato anche il mio anno di nascita con lo spazio per quello di morte) ci sono ancora 3 copie che potete prendere in prestito. Si vota fino a fine agosto, quindi affretatevi!

Coppi Night 19/07/2015 - Stranger Than Fiction

Sono costretto a fare quella cosa antipatica di inserire il titolo originale perché la trasposizione italiana Vero come la finzione sembra una brutta traduzione letterale fatta col dizionario trovata sul compito in classe di un ragazzino di prima media. Mi rendo conto che la formula non è esattamente traducibile, ma "vero come la finzione" ha un suono così posticcio che contraddice il suo stesso significato.

Quindi, Stranger Than Fiction è un film in cui il protagonista è un Will Ferrell che per una volta non interpreta un ruolo comico. Il tono è perlopiù leggero, ma ci sono anche momenti drammatici e intensi che l'attore riesce a rendere con tremenda efficacia, confermando le sue capacità. La storia è certamente insolita, e scorre sul filo del surreale: il protagonista, un semplice impiegato del fisco, un giorno inizia a sentire una voce (di donna) che narra le sue azioni. È l'unico a sentirla, e la narrazione segue precisamente quello che fa, anche se non racconta proprio tutti i momenti, si limita a quelli salienti per descrivere la sua situazione, come se la sua vita fosse in effetti l'oggetto di una storia raccontata, o scritta.

Il che è precisamente quello che accade. Si scopre abbastanza presto che c'è una scrittrice che sta scrivendo proprio la storia di Harold Crick, il quale però non riesce a entrare in contatto con questa voce onniscente, cosa che gli farebbe comodo perché la voce afferma che la sua morte è imminente. Per cercare di comprendere la situazione, dopo un breve salto da uno psichiatra (che si limita a diagnosticargli schizofrenia), Harold si reca da un esperto di letteratura (Dustin Hoffmann) che lo aiuta a comprendere in che tipo di storia si trova. Tutto questo, sommato all'incontro con un'agguerrita fornaia che non ha pagato le tesse, contribuisce a sconvolgere la vita di Harold, che quindi si troverà in effetti a vivere il periodo più interessante della sua vita, se non fosse che è anche così prossimo alla morte.

Il film parte da una premessa interessante, che lo colloca subito a un livello metatestuale, una storia che sa di essere una storia. Certo non è la prima opera con queste caratteristiche, ma per un film di questo livello (e non una produzione più ponderosa come potrebbe essere Synecdoche New York) costituisce un approccio innovativo. Il tema dell'autoderinazione è forte, e si può leggere a più strati, perché se da una parte Harold Crick è vincolato dalla storia che stanno scrivendo su di lui, è altrettanto vero che lui stesso si è imprigionato in un destino predeterminato. Il suo percorso di liberazione quindi è ambiguo, perché anche se abbandona le convenzioni che ha sempre seguito, sta pur sempre procedendo sui binari della narrazione per lui prevista, e allora si sta davvero liberando?

Un'altra cosa interessante è che non ci sono spiegazioni di come o perché la scrittrice stia narrando precisamente la sua vita. Non ci sono meccanismi per cui Harold viene effettivamente "creato" dalla narrazione, o connessioni per cui la scrittrice dovrebbe avere in testa quello che succede a lui. Semplicemente, accade, ed entrambi non possono fare altro che accettare l'evidenza dei fatti, perché a volte la realtà è più strana della finzione.

In definitiva un film che mi ha sorpreso (non mi aspettavo niente del genere), e che rispetto alle solite storie osa di più, pur rimanendo su atmosfere leggere e con una buona dose di umorismo. Davvero piacevole, e valorizzato dalle eccellenti interpretazioni di tutti i protagonisti.

Stranimondi - Milano 10-11 ottobre

Segnalazione al volo per un evento che si terrà a Milano questo autunno (già nominare l'autunno è rinfrescante, vero?). Il 10 e 11 ottobre (se non avete il calendario sottomano, sabato e domenica) si terrà la prima edizione di Stranimondi.

Stranimondi è una sorta di convention dedicata alla letteratura di genere: fantascienza, fantasy, weird... insomma, quella roba strana. L'idea nasce da un ristretto gruppo di piccoli-medi editori (e gli editori piccoli in questo settore sono proprio piccoli), con la constatazione che non esiste un evento che possa radunare il pubblico e gli operatori che girano intorno a questo genere. Insomma, va bene il Lucca Comics, va bene La Festa dell'Unicorno, va bene l'Italcon e le decine di fiere del libro e dell'editoria micro/piccola/media/grande/enorme... ma se a me piace la letteratura fantastica in senso ampio, dove vado?

Questo è il tentativo di risposta, curato nell'aspetto organizzativo dalle case editrici Delos, Hypnos e Zona 42. L'intento è quindi quello di riunire un pubblico ampio e selezionato, grazie anche alla presenza di ospiti internazionali (per il momento pare saranno presenti Aliette de Brodard e Bruce Sterling), oltre a numerose presentazioni, tavole rotonde e tutto quanto ci può rientrare (lo staff è aperto a suggerimenti).

Forse non è una cosa del tutto nuova, ma di sicuro interessante. E posso già dire che io ci sarò, forse non solo da spettatore ma anche con un ruolo attivo, in quanto con Zona 42 prepareremo probabilmente una presentazione per DTS. Ma dovrei essere presente anche con la Factory e con Spore, e poi vabbè, anche al netto di questi impegni un pensiero ce l'avrei fatto.

Stranimondi ci prova per la prima volta, e come tante iniziative del genere chiede sostegno tramite un crowdfunding. A pochi giorni dall'apertura siamo già a un terzo dell'obiettivo, ma ogni contributo è valido anche per garantire le prossime edizioni.

Insomma, molto rimane ancora da definire ma a Milano ci saremo, noi strani, quindi iniziate a segnare sull'agenda.

Coppi Night 12/07/2015 - Clown

Nella mia turbolenta fase preadolescenziale, ci fu un perio di un annetto o poco più in cui tutti i miei coetanei leggevano famelicamente i libri della serie Piccoli brividi*: brevi storielle horror, sfornate in serie sulla base di archetipi più o meno consolidati, originalità zero, ma tutto sommato un buon punto di partenza per farsi una base della narrativa di genere. Se li rileggessi ora non credo che andrei oltre la quarta pagina, ma non rinnego di averci speso del tempo, all'epoca. D'altra parte le trame di quei libri sono all'altezza di molti b-movie attuali, e non solo, ci sono produzioni multimilionarie che non hanno molto da invidiare ai romanzi di R.L. Stine (chissà chi era sto tizio, se mai è esistito).

Ricordo distintamente uno dei libri che ho letto, La maschera maledetta, in cui la protagonista era una ragazzina che si metteva per Halloween una maschera demoniaca, e poi scopriva che non poteva più levarsela e anzi la maschera influenzava il suo comportamento rendendola "malvagia". Ecco, il film Clown potrebbe benissimo intitolarsi La maschera maledetta - Il film.

La trama è praticamente la stessa, con l'unica variabile che il costume che il protagonista indossa è quello di un clown. Il costume viene scovato per caso nella cantina di una casa in vendita, e il protagonista è costretto a metterlo per fare una sorpresa a suo figlio durante la festa di compleanno (ma esistono bambini a cui piacciono i clown!?). Poi non riesce più a toglierlo, scopre che non è un costume ma la pelle di un demone, e si tramuta lentamente in un'entità malefica che proprio di bambini si nutre.

C'è da dire che questo film partiva con un bel vantaggio. Non so se dipenda dal fatto di aver visto It da bambini, o se i clown suscitino inquietudine a prescindere da questo, ma questa figura è una delle più spaventose che si possa mettere in scena in un film horror. Il film spiega che il clown deriva da una creatura nordica (scandivana o roba del genere), un essere a cui le popolazioni locali offrivano bambini in sacrificio durante l'inverno, e che poi la leggenda si è tramutata in un costume tipico, un po' come Babbo Natale. Era piuttosto facile quindi sfruttare l'innata paura che abbiamo tutti nei confronti dei clown (dai, ammettetelo) e riuscire a creare qualcosa di spaventoso.

Era facile, ma non ci sono riusciti. Il film fa di tutto per rendere le situazioni più grottesche che terrificanti, ma non fa quel passo in più che ti porta a pensare che volesse sembrare grottesco. La metamorfosi del protagonista è ridicola, i bambini onnipresenti (e sempre privi di sorveglianza degli adulti) sono assillanti e stupidi, vogliono essere mangiati e non si può provare dispiacere per loro quando il clown li massacra. Ci sono alcune scene splatter ma niente di grandioso, e l'ottusità dei personaggi (adulti), in particolare protagonita e moglie, è estenuante. Il tutto si conclude con una scia di omicidi (più qualche adescamento e rapimento di minore) di cui, con ogni probabilità, la moglie sarà accusata, quindi non credo che al figlioletto resterà da vivere un'infanzia felice.

Peccato, perché si partiva da un'idea che poteva rendere questo film un cult (vedi Killer Klowns from Outer Space). Che poi qualcuno mi dovrà spiegare perché, anche credendo che il clown sia un mostro scandinavo (non penso sia vero, ma diamola per buona), aveva i capelli e il sangue colorato. Che credibilità pensi di avere, a presentarti con quei riccioli multicolore?



*di cui, per inciso, stanno realizzando un film

La timeline di Predestination

Questo blog negli ultimi giorni sta subendo un afflusso di visite parecchio superiore alla media (siamo circa al doppio degli accessi giornalieri), e quasi tutte incentrate sul mio post sul film Predestionation, risalente ad alcuni mesi fa ma arrivato in auge solo adesso che il film è uscito nei cinema italiani.

Ho anche potuto notare come le chiavi di ricerca più frequenti sono "predestination trama / spiegazione / finale" e così via. Sembra quindi che in molti non abbiano capito il film, e presumo che questo sia dovuto principalmente allo svolgimento non lineare della vicenda, e della vita del protagonista. Ho pensato quindi di preparare un semplice schemino, una timeline che permetta di collocare meglio gli avvenimenti che si vedono nel corso del film. Non so se sono il primo a farlo, certo è che online si trovano già delle timeline relative al racconto All You Zombies di R.A. Heinlein, dal quale il film è tratto, ma Predestination prende in effetti una strada diversa, soprattutto per la presenza del Fizzle Bomber come personaggio aggiuntivo.

Naturalmente, tutto quello che segue da questo paragrafo in poi è un unico grande spoiler.

Capita spesso di trovare timeline che spiegano film incentrati sui viaggi nel tempo, ricordo quelle di Primer, Interstellar, alcuni episodi di Doctor Who, o anche Memento, e a mio avviso sono sempre troppo confusionarie, piene di frecce, rimandi, incroci, e alla fine ci si capisce meno di prima. Ho quindi pensato di strutturare la cosa in un modo più semplice: due timeline separate, una che mostri lo scorrere della storia (quindi con gli anni nella loro sequenza normale) e uno che segua il "tempo biologico" del protagonista, cioè lo scorrere della sua vita indipendentemente dalla collocazione sull'asse nel tempo.

Ecco qui lo schema, orgogliosamente realizzato in excel. Sotto una serie di annotazioni che permettono di interpretare meglio il tutto (cliccare per ingrandire l'immagine).


 
 
Il blocco superiore mostra appunto lo scorrere del tempo "normale". L'intervallo completo copre 40 anni, dal 1945 al 1985. Ho inserito i quattro personaggi su linee separate in modo da poter mostrare anche le loro varie "compresenze": Jane, John, il Barista (Ethan Hawke), il Fizzle Bomber. Ogni intervallo è anche contrassegnato da un numero, che corrisponde alla sequenza sulla linea temporale "personale" del protagonita (quella sotto). Inoltre ho inserito una N e una M a ogni personaggio, per indicare il momento della sua Nascita/Morte, da intendersi non in senso letterale, ma come inizio del personaggio (ad esempio l'operazione per il cambio di sesso è la "morte" di Jane e la "nascita" di John).

Nella timeline inferiore invece seguiamo il percorso personale del protagonista, riportando gli intervalli e i colori ripresi da sopra, con i numeri per ricollocare i pezzi nella giusta posizione nel "tempo storico". Ho riportato anche gli anni di calendario corrispondenti, inserendo una linea verticale di separazione laddove la sequenza non segue il corso normale del tempo ma si spezza per un viaggio.

Per ulteriore chiarimento, ecco la sequenza dei 14 intervalli in ordine:

  1. Jane nasce nel 1964.
  2. Jane neonata viene riportata indietro nel 1945 e abbandonata in orfanotrofio. Cresce normalmente fino a 18 anni, quando nel 1963 incontra John, da cui viene messa incinta, dopodiché "muore".
  3. John "nasce" con l'operazione di cambio di sesso nel 1964. Vive fino al 1970 quando incontra il Barista nel bar.
  4. John viene portato indietro nel 1963 dal Barista. Qui conosce e ingravida Jane.
  5. Dopo aver messo incinta Jane, John viene portato nel 1985 (l'anno-base della Polizia Temporale) per essere arruolato come agente.
  6. Dopo un numero imprecisato di missioni, John rimane sfigurato dall'eplosione di un ordigno piazzato dal Fizzle Bomber, quindi "muore".
  7. Il Barista "nasce" con l'operazione di ricostruzione facciale nel 1985 (al quartier generale della Polizia Temporale).
  8. Il Barista torna al 1970 per incontrare John nel bar.
  9. Il Barista porta John nel 1963 per incontrare e ingravidare Jane.
  10. Il Barista torna nello stesso posto in cui è stato sfigurato dalla bomba per cercare di catturare il Fizzle Bomber, si scontra con lui e salva John dopo l'esplosione.
  11. Il Barista rapisce Jane neonata dall'ospedale nel 1964.
  12. Il Barista porta Jane neonata all'orfanotrofio nel 1945.
  13. Il Barista si ritira dalla Polizia Temporale e si stabilisce nel 1975. Qui incontra il Fizzle Bomber e dopo il loro scontro in lavanderia "muore". Contemporanemante "nasce" il Fizzle Bomber.
  14. Il Fizzle Bomber agise da terrorista per un intervallo imprecisato dal 1960 in poi. Nel 1975 incontra Il Barista nella lavanderia e muore.
Alcune note conclusive:
  • Ci sono buchi in cui non sappiamo quanto e cosa sia successo nella vita del protagonista: dopo l'arruolamento come agente della Polizia Temporale, e prima dell'incidente con la bomba (tra i punti 5 e 6); durante il periodo di attentati del Fizzle Bomber, in cui probablmente ha continuato a muoversi nel tempo. Questi buchi sono comunque ininfluenti ai fini della determinazione della timeline.
  • Non sono sicuro che venga indicato l'anno preciso in cui avviene l'incidente di John sulle tracce del Fizzle Bomber. L'ho inserito come 1973 ma potrebbe essere un altro anno qualsiasi, in realtà non ha importanza, la cosa importante è che in quel momento abbiamo tre iterazioni simultanee del personaggio (punti 6-10-14).
  • È interessante notare come il film copra l'intera "vita" del Barista: vediamo la sua "nascita" e tutto quello che fa fino alla "morte" (ovvero l'uccisione del Fizzle Bomber, che corrisponde alla sua "trasformazione" in lui).
  • Ho collocato la nascita di Jane nel 1964 semplicemente considerando che Jane e John si incontrano nel 1963, e che con i normali tempi di una gravidanza si arriva probabilmente a questa data.
Spero che lo schema vi aiuti a comprendere, qualora vi sia sfuggito qualcosa. Questa è una mera riproposizione "tecnica" del film, per quanto riguarda temi e interpretazioni ne ho parlato diffusamente nell'altro post, a cui rimando se siete curiosi di sapere le mie impressioni sul film nel suo complesso.
 
Per chi volesse anche un'analisi più approfondita della struttura narrativa del film, che vede la storia di più personaggi (che sono la stessa persona) incastrarsi un all'interno dell'altro, ho realizzato anche un video sul mio canale STORY DOCTOR, che può chiarisce anche alcuni aspetti tematici chiave nello sviluppo della trama.
 


Coppi Night 05/07/2015 - Focus

Le serate del Coppi Club iniziano a farsi calde, perché metti sette-otto persone e altrettante pizze appena sfornate in una stanza di nove metri quadrati per due-tre ore di questo periodo e vedrai che microclima ne viene fuori. La temperatura e l'asfissia contribuiscono probabilmente a far salire l'irritazione nei confronti di film mediocri, ma onestamente non credo che vedendo Focus da solo in un bungalow in Val di Sole il mio giudizio sarebbe tanto diverso.

Focus si inserisce nella lunga tradizione dei film su truffe e rapine, quelli in cui i protagonisti sono dei ladri che in qualche modo risultano giustificati nel loro operato e solitamente hanno qualche superpotere o capacità manipolatori al limite della magia. Il confine era stato palesemente superato già in Now You See Me, dove effettivamene i prostagonisti erano dei prestigiatori, mentre qui Will Smith e soci sono dei semplici ladri di strada che rivendono sul mercato nero le laute refurtive. In cantienere però c'è il "colpo grosso", quello che li sistemerà per sempre, ed è a questo punto che entra in scena la nuova arrivata, un'aspirante truffatrice in cui Smith si imbatte e decide per qualche ragione di reclutare nel suo gruppo.

Volendo sintetizzare, i problemi di questo film sono essenzialmente tre. Il primo, più evidente, è la struttura disequilibrata: la storia si divide in due capitoli, ambientati in luoghi e tempi diversi, con situazioni del tutto differenti e quasi nessun collegamento (se non i personaggi principali). Come se si volesse strizzare una serie in un unico film, o come se (più probabilmente), l'idea di base per ognuna delle due parti non fosse abbastanza valida da poter reggere l'intera durata. Questo crea disorientamento nello spettatore, non perché sia difficile da seguire, ma perché ci si trova a dover ripartire da capo dopo aver investito per la prima metà del film in una storia conclusa.

Il secondo problema è il rapporto tra Will Smith e la protagonista femminile. Per qualche ragione, ci si vuole far credere che tra loro esista una prospettiva romantica, una forte attrazione, un sentimento radicato, ma tutto questo è solamente affermato, e non mostrato. Non c'è nessuna ragione perché questa affezione dovrebbe svilupparsi e tantomeno sopravvivere dopo tre anni di completa assenza. Le scene di gelosia della seconda parte, e tutte le azioni del protagonista volte a proteggere, nascondere, raggiungere la ragazza, non hanno alcun senso, a maggior ragione considerando che Smith sta lavorando a un piano di una truffa multimilionaria e che un professionista come lui non potrebbe mai lasciarsi distrasse da qualcosa del genere.

Ma il problema maggiore e meno giustificabile (anche se più subdolo) è quello che si incontra sistematicamente in questo tipo di film: Focus è disonesto nei confronti dello spettatore. Naturalmente tutta la storia si basa sulla prospettiva di poter poi nel finale ribaltare completamente le carte in tavola con un momento wtf che dovrebbe lasciare a bocca aperta. È così che funzionano tutti i film da Ocean's Eleven in poi. Ma qui, come in molti altri casi, nella smania di fuorviare lo spettatore in modo che non arrivi ad anticipare la sorpresa finale, si finisce in realtà non solo per omettere i dettagli che potrebbero metterlo sulla buona strada, ma attivamente fornirgli indizi sbagliati, mostrando sequenze che, nelle reali intenzioni dei personaggi (e non quelle che fingono di mantenere come inganno nei confronti dei truffati) non hanno alcun senso e mancano di coerenza. Si finisce così per chiedersi "ma allora perché hanno detto quello, se in realtà intendevano questo?" Non capisco davvero come gli autori di un film del genere possano pensare che il pubblico non realizzi che è stato preso per il culo.

Tanto per concludere, alla fine dei conti Focus risulta anche piuttosto noioso. E con questo Will Smith un altro Razzie se lo meriterebbe.

Rapporto letture - Giugno 2015

Giugno è stato un mese insolitamente dedicato all'horror. Le mie letture infatti si sono stabilizzate su queste gener,e e per confermare la tendenza ho partecipato al festival La Serra Trema. Non che l'horror mi sia così lontano, ma generalmente parlo così tanto di fantascienza che mi fa strano un rapporto letture in cui non viene citata.


Il primo libro che ho completato a giugno è quello che si dice un classico. Our Lady of Darkness (Nostra signora delle tenebre in italiano) è infatti un romanzo di Fritz Leiber dai più considerato un masterpiece del genere. Leiber stesso è un autore di cui ho già parlato diverse volte in passato, principalmente perché la sua produzione è molto orientata sulla fantascienza, in questo caso però il focus va decisamente sul soprannaturale, anzi, sul paramentale. Il romanzo tratta essenzialmente di maledizioni, di presenze misteriose e di forze che l'uomo non è in grado di controllare. Sicuramente è una storia appassionante, e contiene una serie di idee davvero affascinanti, prima su tutte la megapolisomanzia, cioè la disciplina occulta che studia il potere soprannaturale generato dalle metropoli. Leiber è sicuramente bravo a mettere in campo tutte queste forze e teorie oscure, tuttavia quello che mi è mancato in questo libro è uno svolgimento classico della trama, un protagonista a cui affezionarsi e per cui parteggiare. Il protagonista infatti, per qualche ragione, mi è rimasto sempre distante e poco empatico, per cui pur rimanendo affascinato dalle idee non lo sono stato altrettanto dalla storia. Probabilmente il libro contiene anche tutta una serie di riferimenti alla cultura e letteratura dell'occulto che non ho saputo cogliere, e che arricchiscono notevolmente la letttura, quindi il mio giudizio potrebbe essere viziato. Non prendetemi quindi troppo in parola quando dico che per me è un voto 6.5/10, è probabile che in realtà meriti molto di più e sia io a non averlo capito del tutto.


Il secondo libro horror che ho letto è invece di un autore italiano, e nello specifico un collega della Factory: Andrea Berneschi, scrittore aretino specializzato in horror. Il suo Necroniricon è una raccolta di racconti horror, di lunghezza medio-breve, alcuni anche di una pagina o poco più. Negli oltre venti racconti contenuti c'è spazio per temi e declinazioni differenti del genere, anche se si trovano alcuni temi ricorrenti: quello dei morti viventi (chiamati o contestualizzati in modi diversi) è presente in almeno tre racconti, e altre tematiche di fondo, come il confronto tra normale e anomalo, si ripresenta spesso. La bravura di Berneschi sta nel fornire un punto di vista inusuale pur partendo da cliché ben conosciuti, come può esserlo la famiglia non-morta in I devitalizzati, o l'apocalisse zombie con una vecchina come sopravvissuta, oppure lo scopo dell'invasione aliena. Non per riportare sempre il discorso lì, ma l'approccio è simile a quello che si trova spesso nei racconti di fantascienza (tant'è che alcuni racconti, come Protozoi o La velocità del denaro si possono sicuramente ascriere anche alla sf), ed è per questo che in fondo reputo i due generi abbastanza affini. Nel complesso Necroniricon risulta una raccolta ricca di spunti, di facile lettura (grazie anche all'umorismo che emerge in quasi tutti i testi) e con più livelli di interpretazione, il giusto compromesso tra intrattenimento e approfondimento. Questo è a mio avviso uno dei migliori libri pubblicati dalla Factory finora (almeno tra quelli che ho letto), e pertanto non mi vergono a dargli un voto 8/10 pur trovandosi nello stesso post in cui ho dato a Lieber poco più della sufficienza.

Quanticat

Un paio di settimane fa, per ragioni che non sto a spiegare qui, ho ripescato il libretto Corti Terza Stagione, pubblicato alcuni anni fa dalle compiante Edizoini XII, che contiene alcuni (credo tre) miei racconti. Sfogliandolo a caso l'occhio mi è caduto proprio su uno dei miei racconti, che non ricordavo assolutamente di aver scritto, e che per qualche ragione non è nel mio archivio dei testi salvati (per abitudine li conservo tutti, anche quelli di poche centinaia di caratteri come questo). Rileggendolo mi sono detto: wow, è forte (lo so, un autore non dovrebbe compiacersi così tanto del suo lavoro, ma ho potuto giudicarlo proprio perché l'avevo completamente rimosso dalla memoria), e allora ho pensato di ripoporlo sul blog, visto che la reperebilità attuale di questo libretto (piccolo e geniale) è oggi pressoché nulla.

C'è una ragione se era in un libro intitolato Corti. È breve, ma breve davvero. Appena 800 caratteri, se ricordo bene. Eppure, oh... è forte.
 

Quanticat

Erwin aveva evitato Ruth per tutta la mattinata. Ma quando lei gli montò sulle ginocchia non poté negarle la sua attenzione.
«Papà» chiese la piccola «dov’è Bertha?»
Il padre lanciò un’occhiata furtiva alla scatola sul pavimento della cucina. Era lì che la gatta dormiva, ed era lì che lui l’aveva trovata morta, quella mattina. Aveva coperto il giaciglio per evitare che Ruth la scorgesse.
«Tesoro, Bertha è…» Stava per rivelarle la triste perdita, ma si immobilizzò, perso nei profondi occhi di sua figlia, innocenti e pieni di speranza. Come poteva darle quel dolore?
«Bertha è nella scatola» concluse.
«Sta bene? Possiamo giocare?»
«No» ribatté deciso. «Non aprire quella scatola. Finché rimarrà chiusa, Bertha starà sempre bene».
Ruth sembrò sospettosa, ma lui non cedette. E se anche le aveva mentito, il dottor Schrodinger avrebbe fatto in modo che tutto il mondo credesse a quella bugia.

Coppi Night 28/06/2015 - Johnny Mnemonic

Film visto e rivisto decine di volte, che fa addirittura parte della mia collezione di dvd. Ma non è mai spiacevole riguardarlo, anche se con il passare degli anni il gap tra la presunta tecnologia futuristica proposta e quella effettivamente raggiunta si è fatto sempre più esteso, e per certi versi imbarazzante. Vista oggi la tecnologia di Johnny Mnemonic ha qualcosa di ingenuo, come un dinosauro disegnato da un bambino: grandi apparecchi ferrosi e ticchettanti, la proiezione di come si poteva pensare che si sarebbe evoluta l'informatica alla fine degli anni 90. È interessante notare come non sembri tanto diverso da quello che si vede in roba parecchio più datata, come Metropolis. Viene quindi da chiedersi quand'è che il percorso tecnologico ha preso una strada diversa da quella che tutti ci aspettavamo da un secolo.

Ma questi sono discorsi che non c'entrano molto con il film. La storia, come presumo sia noto, è tratta da un racconto di William Gibson, padre ideologico del cyberpunk, ed è forse una delle manifestazioni cinematografiche più convincenti di questa corrente letteraria/intellettuale. Pochi anni dopo saremmo arrivati a Matrix che pur partendo da premesse simili ha portato poi in un'altra direzione (mi riferisco naturalmente solo al primo film, non ai due sequel).

Ma anche questo non c'entra molto con Johnny Mnemonic in sé. In realtà del film ho poco da dire, perché si tratta di un tale cult che qualunque parola sarebbe di troppo. Non dico che sia un capolavoro, ma senza dubbio si è guadagnato il suo ruolo di classico, e nonostante ad oggi possa far sorridere proprio per l'obsolescenza di certe scene (il salto finale nel cyberspazio ha una grafica inferiore a Super Mario 64), penso che continuerà a essere guardabile ancora per molti anni.

Film che non vedrete mai: Sei giorni sulla Terra

Di solito nell'occasionale rubrica di queto blog "film che non vedrete mai" propongo recensioni di film stranieri che con molta difficoltà arriveranno sul mercato italiano. Il caso vuole poi che io sia stato smentito, quando ad esempio con notevole ritardo Synecdoche, New York è sato doppiato e distribuito, ma l'idea di partenza è quella. In questo caso invece, le cose stanno diversamente. Questo infatti è un film italiano, per cui si presume che vi risulti molto facile da vedere. Solo che non lo farete: al termine di questo post saprete perché.

Sei giorni sulla Terra è un film del 2011 scritto e diretto da Varo Venturi (che interpreta anche un ruolo secondario). È un film di fantascienza, e già questo si può considerare un evento eccezionale, considerato che nel cinema italiano la sf è quasi inesistente (l'unico esempio notevole che mi viene in mente è Nirvana, ci sono poi alcuni prodotti ibridi come L'arrivo di Wang). Il tema principale del film è quello delle abduction, o comunque dell'influenza extraterrestre sull'umanità, ma in effetti ci si trova molto altro. Facciamo un piccolo riassunto, e avverto che ci saranno degli spoiler, non tanto sulla trama del film in sé quanto sulle idee che vi vengono esposte.

La storia segue le vicende del professor Davide Piso, un ufologo di fama internazionale con teorie molto particolari, che pratica abitualmente l'ipnosi regressiva sui pazienti che sono stati vittima di rapimenti alieni, per "estrarre" dal loro corpo le entità aliene che se ne impossessano. Lui ha infatti scoperto che è questo che gli extraterresti vogliono: gli umani sono il contenitore perfetto per la coscienza aliena e fonte di un'energia (di cui essi sono privi) chiamata fantasiosamente "anima". Gli alieni (al plurale, perché non si tratta di una sola ma di tredici razze, dai grigi ai rettiliani, dai nordici agli esseri di luce) hanno bisogno di anima per poter trascendere il loro stato attuale, ed è per questo che hanno opportunamente progettato la razza umana e tenuto sotto controllo la sua evoluzione con mirate alterazioni genetiche durante tutta la storia. La routine quotidiana di Piso cambia quando incontra Saturnia, una ragazza che a sua volta dice di essere stata rapita, e al cui interno il professore scopre la presenza di un'entità arcaica e potentissima, che si presenta come Hexabor di Ur. Hexabor non è solo un ospite nel corpo di Saturnia, ma lo può controllare a suo piacimento, ed è quindi il primo "successo" del millenario piano degli alieni. Intuendo la gravità del caso, Piso si rivolge ad altri specialisti per cercare di allontanare Hexabor, salvare Saturnia e incidentalmente tutta l'umanità.

Come già detto, la cosa sensazionale di questo film è la compresenza di decine di spunti in qualche modi afferenti a quelle che si possono classificare come "teorie del complotto". Non si tratta soltanto di abduction, antichi alieni, e connivenza dei governi mondiali con i poteri extraterrestri. Il film si spinge molto oltre, includendo nel quadro anche massoneria, esoterismo, satanismo, cabala e così via. Ogni dieci minuti un nuovo elemento si aggiunge alla storia, alimentando la rete interconnessa di complotti mondiali che fanno infine tutti capo al grande progetto di dominazione aliena. Tutto questo da una parte può sembrare esagerato, ma dall'altra, diciamolo, è davvero divertente. È come se stessimo guardando Mistero - Il film, scritto e diretto da Adam Kadmon. La forza di Sei giorni sulla Terra sta proprio nella sua spudorata connessione a tutte le più ridicole teorie del complotto (mancano giusto le scie chimiche e gli antivaccini), e nella capacità di collegarle tutte in modo anche originale, ad esempio mostrando le possessioni demoniache come un caso particolare di dominazione aliena, o con l'ingegnoso collegamento tra codici a barre e libro dell'Apocalisse. Per questo merita sicuramente la visione.

Quello che invece non regge più di tanto, è innanzitutto la trama, che dopo l'introduzione passa al solito plot thriller-poliziesco-spionistico, con il professore in fuga con la ragazza e i servizi segreti di mezzo mondo ad inseguirli, che sa tanto di già visto e di poliziottesco provinciale italiota. Inoltre le sequenze finali non sono chiarissime, anzi non sono sicuro che il finale sia davvero definito, ma forse questo rientra nelle intenzioni dell'autore. C'è da rilevare poi una certa carenza a livello tecnico, sia per quanto riguarda la recitazione che il montaggio e gli effetti speciali, piaga che sembra affliggere il cinema italiano di nicchia. Questi aspetti purtroppo vanno a discapito dell'eruzione di idee che sorregge la trama, rendendo la visione non troppo piacevole.

Ora, se dovessi sinceramente consigliare o meno questo film, sarei in dubbio. Questi aspetti al limite dell'amatoriale lo rendono una visione leggermente irritante, per cui ritengo che valga la pena impegnarsi solo se siete spettatori che godono nel veder espresse queste teorie assurde (come me), ma se ufologia e complotti vari vi lasciano indifferenti allora è meglio evitare. Peraltro non è nemmeno tanto facile da recuperare, io stesso l'ho scoperto e noleggatio in una videoteca (esistono ancora!). Per questo probabilmente rimarrà un film che non vedrete mai. Ma se vi siete incuriositi un minimo, concludo con il trailer, in modo da farvi decidere se spendere un'ora e quaranta in compagnia di Hexabor.



Un abbraccio, Adam.